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aggiornamento: 10 ottobre 2023

Relazioni inaugurali della Corte di cassazione di Palermo (1862-1923)

La prima attestazione di un Tribunale di Cassazione, avente sede a Palermo, risale al XII secolo, con l’istituzione della Magna Curia Regis Siciliae ad opera di Ruggero II d’Altavilla, il quale con le Assise di Ariano del 1140, definiva l’ordinamento giuridico e istituzionale del Regno normanno costituitosi nell’Italia meridionale. L’avvicendamento delle dinastie angioine ed aragonesi, succedutesi al trono al termine del dominio normanno, non mutarono sostanzialmente la natura e la finalità della Corte, neanche quando il Regno di Sicilia e quello di Napoli passarono sotto la corona dei Borbone.
Durante l'occupazione francese, il re Ferdinando di Borbone fu costretto a rifugiarsi in Sicilia con la sua corte sotto la protezione della flotta britannica e nel 1812 dovette accettare la Costituzione approvata dal Parlamento siciliano, che istituiva un tribunale di Cassazione con funzioni analoghe al modello francese.
Nel 1816, dopo la Restaurazione, Ferdinando di Borbone unificò i due regni sotto la corona delle Due Sicilie e, dopo aver revocato la Costituzione del 1812, promulgò la Legge organica dell'ordine giudiziario pe' reali dominij oltre il Faro (pdf - 1,7 Mb) del 7 giugno 1819 n. 1612, che estendeva alla Sicilia la legislazione vigente nel territorio peninsulare e istituiva anche a Palermo una Corte di Cassazione, parallela ed autonoma rispetto a quella napoletana.

Dopo il plebiscito di annessione, il governo luogotenenziale di Massimo Cordero di Montezemolo provvide alla pubblicazione delle leggi di unificazione giuridica, estendendo alla Sicilia l’ordinamento giudiziario sabaudo del 1859, con decreto luogotenenziale del 17 febbraio 1861, n 32 (pdf - 156 Kb). Dopo un duplice rinvio l’inaugurazione della Corte di Palermo venne celebrata il 2 giugno 1862, con un discorso pronunciato dal primo presidente Pasquale Calvi.
Le funzioni della Corte di Cassazione vennero poi confermate dagli artt. 122-128 dell’Ordinamento giudiziario, regio decreto 6 dicembre 1865, n. 2626 (G.U. n. 321 del 13 dicembre 1865)*. Come per le altre Corti regionali, la legge 6 dicembre 1888, n. 5825 (G.U. n. 289 del 10.12.1888) determinò il trasferimento a Roma della competenza sulla materia penale. Tra i giuristi palermitani fu particolarmente vivace la resistenza all'accentramento delle funzioni di Cassazione, anche per le tradizioni autonomistiche dell'isola; emblematici in tal senso gli interventi di Ignazio Caruso (1872) e di Vittorio Emanuele Orlando (1893) sotto riportati.
Il processo di unificazione a Roma si completò comunque durante il regime fascista, con il regio decreto 24 marzo 1923, n. 601 (G.U. n. 92 del 19 aprile 1923) che soppresse definitivamente la Corte di Palermo. 

Le relazioni inaugurali si susseguirono nel tempo con le stesse particolarità già segnalate per le altre Corti, con la sospensione della celebrazione dopo il gennaio 1919, ai sensi del regio decreto-legge 11 novembre 1919, n. 2160 (G.U. n. 280 del 27 novembre 1919). A differenza delle altre però, nel 1923 a Palermo venne pronunciato un discorso di chiusura dell’attività giurisdizionale, nel quale furono celebrati gli autorevoli giuristi avvicendatisi nel corso della storia della Corte.

Le relazioni vengono identificate con: anno della cerimonia inaugurale (con doppia datazione tra il 1912 e il 1917, quando l'inizio dell'anno giudiziario viene anticipato a novembre), titolo riportato sul frontespizio, con indicazione del magistrato che ha pronunciato il discorso, Biblioteca dove è possibile consultare il documento originale.
Per le relazioni possedute da questa biblioteca viene indicata la collocazione, mentre sulla scheda catalografica dell'OPAC è stato inserito il link al testo digitalizzato.

* I testi dei decreti sono linkati nella versione originale dal sito di Normattiva, le gazzette citate sono consultabili anche nell'Archivio completo del sito ufficiale, alla sezione Gazzetta storica del Regno d'Italia.