Ricorso individuale alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

aggiornamento: 4 dicembre 2017

La Corte europea dei diritti dell'uomo (Corte EDU) è stata istituita nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) del 1950. È un organismo di giustizia internazionale al quale si possono proporre ricorsi contro lo Stato che viola i diritti garantiti dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo (nonché dai Protocolli N. 1, 4, 6 e 7). Non è un'istituzione dell'Unione Europea benché vi aderiscano 47 membri del Consiglio d'Europa.

La Corte è competente oltre che per ricorsi individuali anche per i ricorsi da parte degli Stati contraenti per la violazione di una delle disposizioni della Convenzione o dei suoi protocolli. Questi ultimi, tuttavia, sono molto rari.
La Corte si compone di cinque sezioni, all'interno di ognuna delle quali vi sono dei comitati di tre giudici, che hanno il compito di esaminare in via preliminare le questioni sottoposte alla Corte e delle camere composte da sette giudici che risolvono in via ordinaria i casi presentati davanti alla Corte.
La Grande Camera, formata dal presidente della Corte e da diciassette membri, esamina i casi complessi.

Oggetto del risorso

I diritti per la cui violazione può proporsi ricorso sono sintetizzati nell’elenco contenuto nel Titolo I della Convenzione: il diritto alla vita, il divieto di tortura, il divieto di schiavitù e dei lavori forzati, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il diritto ad un equo processo, il principio del nullum crimen sine lege, il diritto al rispetto della vita privata e familiare, le libertà di pensiero, coscienza, religione, espressione, riunione e associazione, il diritto di sposarsi, il diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un'istanza nazionale, il divieto di discriminazione, il divieto di abuso dei diritti.

Entro quali termini

L’art. 35 della Convenzione, ammette il ricorso alla Corte europea solo dopo che siano state esaurite le forme di ricorso nazionali e, comunque, entro e non oltre sei mesi dal giorno della decisione definitiva assunta dall'autorità nazionale a meno che non si tratti di denuncia per eccessiva durata della procedura

Come si inoltra il ricorso

L’interessato, anche senza particolari formalità  e senza l’assistenza di un avvocato, può inviare una lettera raccomandata a.r.   all'indirizzo:
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo Consiglio D’ Europa -F-67075 Strasbourg Cedex Francia.
La lettera può essere scritta in italiano e deve contenere:

  • indicazione dei diritti garantiti dalla Convenzione che si ritengono violati dallo Stato
  • Indicazione delle decisioni della pubblica autorità che hanno comportato un danno con la data e il nome dell’autorità che le ha emesse
  • eventuali fotocopie di documenti (che non saranno restituiti)

La Corte nel rispondere invia un formulario del ricorso da redigere e da spedire in triplice copia entro sei settimane dal ricevimento della comunicazione (anche se in genere vengono accettati anche i ricorsi presentati successivamente alla scadenza del termine).

Il ricorso può essere dichiarato irricevibile da un "giudice unico", con una decisione definitiva e conseguente cancellazione dal ruolo. Le domande non compatibili con la Convenzione o manifestamente infondate sono dichiarate irricevibili.

Sono rigettate le domande anonime e quelle già esaminate che non contengono fatti nuovi.

Procedimento

Se la Corte dichiara ricevibile il ricorso, diviene obbligatorio l’uso del francese o dell’inglese.  Si può tuttavia chiedere autorizzazione all'uso dell’italiano.
È necessaria la nomina di un legale abilitato all’esercizio della professione forense in uno dei Paesi contraenti ed è previsto un sistema di gratuito patrocino per i non abbienti.

Effetti delle sentenze

Possono stabilire un risarcimento dei danni materiali e morali subìti dal ricorrente, attraverso la disposizione di "un'equa soddisfazione alla parte lesa" a carico del Paese che abbia violato la Convenzione.
 La sentenza emessa dalla Gran Camera della Corte europea dei Diritti dell'Uomo è sempre definitiva. Invece, le sentenze pronunciate dalle singole Camere diventano definitive una volta scaduti i termini per l,impugnazione, vale a dire quando sono trascorsi tre mesi dalla pronuncia, senza che sia stato presentato un ricorso alla Gran Camera. Le sentenze delle camere diventano definitive anche "se il Collegio della Grande Camera respinge una richiesta di rinvio.
Le sentenze sono pubblicate e quelle di maggior interesse per la collettività sono tradotte e classificate secondo il diritto: Sentenze CEDU.




Strutture di riferimento

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