Teatro in carcere

aggiornamento: 16 luglio 2018

All’inizio degli anni Ottanta  del secolo scorso il teatro in carcere -  già presente in molti istituti con attività amatoriali o tradizionali -  assume significati, metodologie e obiettivi nuovi che si precisano e si consolidano nel tempo.Si pone l’accento sulla pratica teatrale piuttosto che sullo spettacolo, sull’attività laboratoriale e creativa dei detenuti, sulla funzione terapeutica e pedagogica di quest'ultima.

Le prime esperienze [1] risentono in parte della drammaturgia  del The San Quentin Drama Workshop,  fondato nel penitenziario californiano dall’ergastolano Rick Cluchey [2],  e di altre avanguardie,  ma  in Italia, grazie all’apporto di registi, attori, studiosi, intellettuali, conquistano nel tempo ricchezza, varietà culturale e identità proprie.

Il Teatro in carcere si configura oggi come una pratica formativa non tradizionale, che aiuta la ri- scoperta delle capacità e delle sensibilità personali, ma anche una modalità di espressione positiva di emozioni negative o angoscianti; l’esperienza del gruppo teatrale consente, infatti, di sperimentare ruoli e dinamiche diversi da quelli propri della detenzione, sostituendo i meccanismi relazionali basati sulla forza, sul controllo e sulla sfida con quelli legati alla collaborazione, allo scambio e alla condivisione[3]

In quest’ottica, i numerosi laboratori e attività in ambito teatrale costituiscono un patrimonio di base da valorizzare e dal quale partire per costruire percorsi che abbiano una dimensione artistica ma anche formativa, orientata a una spendibilità esterna in grado di coniugare le competenze artistiche con quelle tecnico/professionali, al fine di rendere il carcere non solo un istituto di pena ma anche un istituto di cultura, cioè un luogo dove le contraddizioni e le energie in esso presenti vengano valorizzate e trasformate in senso costruttivo e propositivo e non solo in senso contenitivo.

Ormai da molti anni, grazie alla continuità di alcune sue esperienze e alla qualità artistica delle sue opere e dei suoi interpreti, il Teatro in Carcere è entrato a far parte integrante della storia del teatro civile italiano.

Così, ad esempio, le metodologie e le opere di Armando Punzo con la Compagnia della Fortezza di Volterra e di Fabio Cavalli e Laura Andreini con le Compagnie del Teatro Libero di Rebibbia, sono apprezzate e studiate a livello internazionale
Nel 2012, con “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani (Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino), il pubblico di tutto il mondo scopre la realtà italiana del teatro in carcere e, su quell’onda, si moltiplica la spinta a socchiudere le porte delle carceri all’arte, al teatro, al cinema, agli eventi culturali aperti alla società.
Alcune strutture, come l’Auditorium della C.C. Rebibbia N.C. arrivano ad ospitare oltre 10.000 spettatori in un anno. Rebibbia è oggi sede ufficiale distaccata della Festa del Cinema di Roma e centro di produzione di eventi teatrali in live streaming HD, con la partnership dei principali teatri italiani pubblici e privati.

L’Amministrazione penitenziaria- nel corso degli anni - ha aperto nuovi spazi, sostenuto progetti di sperimentazione e formazione  [4], avviato forme di collaborazione con gli enti locali e culturali, come il protocollo d’intesa siglato nel 2013 con il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, esteso nel luglio 2014 all'Università di Roma Tre e rinnovato per un nuovo triennio il 24 marzo 2016 con l'obiettivo di promuovere in modo più organico attività di studio, ricerca e coordinamento per il teatro in carcere e ricondurre a sistema “non solo le esperienze teatrali, ma anche, le altrettanto diffuse buone prassi cinematografiche, culturali e artistiche... ” [5].
Su iniziativa del  Coordinamento Nazionale dal 2014 e del Teatro Aenigma, ogni anno, il 27 marzo, si celebra la Giornata Nazionale del Teatro in Carcere in concomitanza con la Giornata Mondiale del Teatro (World Theatre Day), indetta dall’Istituto Internazionale del Teatro presso la sede UNESCO di Parigi. [6]
In partnership con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il Coordinamento  organizza inoltre  annualmente, la Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere “Destini Incrociati” che  consente un dialogo aperto tra decine di operatori ed esperienze diffuse su tutto il territorio nazionale

nota 1 Nel 1982 nasce nella casa di reclusione di Rebibbia il Teatro Gruppo (oggi Compagnia stabile assai), nel 1984 nel carcere di San Vittore a Milano la compagnia Ticvin, nel 1988 nell’istituto di Volterra,Il laboratorio La fortezza.
nota 2 Il 19 novembre 1957 la compagnia del San Francisco Actors workshop rappresentò davanti ai detenuti del carcere di San Quintino “Aspettando Godot”di Samuel Becket . Inaspettatamente l’opera riscosse un travolgente successo da parte degli spettatori che riconobbero nell’attesa dei protagonisti, l’insensatezza della propria condizione di reclusi. Poco dopo l’ergastolano Rick Cluchey, con la collaborazione dell’attore Alan Mendell e del regista Herbert Baum, fondò The San Quentin Drama Workshop e, ottenuta la grazia per meriti artistici,ne divenne in tutto il mondo testimone e interprete.
nota 3 Per approfondimenti su efficacia della pratica teatrale anche in termini di riduzione della recidiva v. lavori Stati generali dell'esecuzione penale, Tavolo 9  - Istruzione, cultura e sport
nota 4 Nel biennio 2006/2008 la Direzione Generale Detenuti e Trattamento Ufficio IV “ Osservazione e Trattamento intramurale ”ha promosso un Progetto speciale per il sostegno alla Scrittura, Memoria e Drammaturgia penitenziaria con la collaborazione della Compagnia Teatro 91, realizzando un concorso nazionale di scrittura creativa e drammaturgia penitenziaria riservato a detenuti nell’ambito del premio “Annalisa Scafi per gli autori di Teatro Civile”.Le opere vincitrici delle tre edizioni 2006, 2007 e 2008 del Premio sono state rappresentate al Festival "I Solisti del Teatro" nell’ambito delle iniziative dell’Estate Romana, e al Teatro Piccolo Eliseo, all’interno della normale programmazione.
nota 5 Altri protocolli d’intesa sono stati firmati dal DAP con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna e la Regione Emilia Romagna (2011), con il Teatro stabile del Veneto e l'associazione di promozione sociale "Balamos" (2013).
nota 6 Alcune esperienze hanno assunto una progettualità europea come il" Socrates/Grundvig Teatro e carcere in Europa" - promosso da Carte Blanche-Compagnia della Fortezza ed il progetto di ricerca “TEATRODENTRO - Il teatro: educazione non formale per detenuti inseriti in programmi di reinserimento socio professionale” finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma GRUNDTVIG e promosso da Michelina Capato Sartore della cooperativa E.s.t.i.a. Teatro In Stabile.
Relazioni e scambi di lavoro con gli Stati Uniti e l’America Latina sono stati inoltre promossi nell’ambito dei Convegni internazionali dell’università di Urbino dalla Rivista europea “Catarsi-Teatri delle diversità”, fino alla promozione nel novembre 2016 della prima edizione del “Premio Internazionale Gramsci per il Teatro in Carcere”.
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Compagnie che conducono o hanno condotto laboratori teatrali in carcere