Stati Generali della Lotta alle Mafie

aggiornamento: 23 novembre 2017

  Tavolo 16 - Agromafie

Coordinatore Giancarlo Caselli - già Magistrato
 

Partecipanti

  • Allucci Giovanni - Consorzio Agrorinasce
  • Gianfrotta Francesco - Magistrato già capo dell'ufficio GIP del Tribunale di Torino
  • Macrì Vincenzo - Già Magistrato
  • Masini Stefano - Area Ambiente e Territori di coldiretti - Università Tor Vergata
  • Monaco Donato - Capo Ufficio OAIO del Comando Unità dei Carabinieri per la Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare
  • Motta Cataldo - Già magistrato
  • Pugnetti Roberto - Vice Comandante dei ROS
  • Sagnet Yvan - Politecnico di Torino

 

Dall’analisi dell’evoluzione delle mafie emerge un quadro complesso che coinvolge realtà, territori e settori economici ancora inesplorati. Se costituisce un dato ormai acquisito che ‘Ndrangheta, CosaNostra e Camorra siano fenomeni tradizionalmente radicati nel Sud del Paese, una più adeguata considerazione richiede, oggi, la diffusione di tali modelli criminali anche nelle aree del centro e del nord, oltre che all’estero. Il settore agroalimentare, data l’importanza che riveste nel garantire il saldo positivo della bilancia commerciale, nel promuovere un flusso notevole di export e nel sostenere il reddito e l’occupazione, è fonte strategica di traffici lucrativi. Si parla, a ragione, di «mafia liquida» per indicare la capillare infiltrazione dell’economia criminale in contesti che, originariamente orientati alla legalità, sono piegati alla logica del malaffare attraverso l’impiego di strumenti illeciti che destabilizzano il mercato.

Dalla disponibilità di flussi dei finanziamenti europei al riciclaggio di denaro sporco anche attraverso il ricorso alla rete online, compreso il ricorso alle pratiche dell’usura e della estorsione, le mafie vedono un incremento del loro fatturato, nel solo comparto agroalimentare, per una somma di quasi 22 miliardi, a fronte dei 16 miliardi dell’anno precedente, secondo i dati dell’ultima rilevazione di Eurispes incrementati del 30%.

Le attività delle Forze dell’ordine e della Magistratura svelano la presenza di una mafia silente che non si accontenta di ricorrere all’intimidazione ma che partecipa attivamente alla vita economica e sociale senza assumere atteggiamenti prevaricatori ma piuttosto educati, in apparenza, per poter agire in modo indisturbato.

Nella filiera agroalimentare, la mafia silente si aggiudica il controllo di intere catene di supermercati, fissa unilateralmente il prezzo dei raccolti, gestisce il settore dei trasporti e della distribuzione, esporta il Made in Italy e partecipa alla produzione di Italian sounding.

L’evoluzione del fenomeno, al cui interno si annida anche la piaga del caporalato, chiede una risposta legislativa chiara per impedire il diffondersi di tali pratiche a partire dalla qualificazione espressa della nuova figura di agropirateria elaborata nell’ambito dei lavori della Commissione Caselli sulla riforma dei reati in materia agroalimentare. La previsione di specifiche misure patrimoniali deve, inoltre, essere accompagnata da soluzioni più idonee a valorizzare i beni confiscati assicurando nuova linfa ad attività economiche indebolite dalle procedure di sequestro, finanche in seguito alla loro assegnazione definitiva.

 

 

Lavori del tavolo