Stati Generali della Lotta alle Mafie

aggiornamento: 23 novembre 2017

  Tavolo 14 - Mafia e Istituzioni politiche

Il Tavolo ha lavorato con il Tavolo 9 - Mafie e Società

Coordinatori Vincenzo Ciconte – Storico
 

Partecipanti

  • Acconcia Antonio - Università degli Studi di Napoli Federico II
  • Allum Felia - Università di Bath
  • Barca Fabrizio - Statistico ed economista, MEF
  • Bolzoni Attilio - Giornalista
  • Cananzi Raffaele - Consiglio scientifico di Istituto per la storia dell’azione cattolica ISACEM
  • Centaro Roberto - Magistrato f.r.già Presidente della Commissione parlamentare antimafia
  • Corona Gabriella - Giornalista
  • Giasi Franco - Istituto Gramsci
  • Macrì Vincenzo - Già Magistrato
  • Nicotra Veronica - ANCI
  • Russo Carmine - Csil
  • Sasso Mauro - Uil
  • Silvestri Luciano - Responsabile legalità e sicurezza CGIL
  • Tripodi Elisabetta - Già sindaco di Rosarno

 

La storia delle mafie è caratterizzata dai rapporti di esse con la società in generale e più in particolare con le istituzioni. E sono proprio i legami in basso nella società e in alto con il potere (politico, economico e istituzionale) che hanno favorito la continuità storica e il successo di tale forma di criminalità. E’ questa la ragione per cui si è deciso di unificare il tavolo 9 e il tavolo 14: mafie, società, istituzioni sono elementi interconnessi. Alla violenza e all’intimidazione da sempre considerate elementi costitutivi della criminalità ex 416-bis, oggi si aggiunge la convenienza di ambienti economici sempre più numerosi. E addirittura il metodo mafioso è sempre più utilizzato anche in ambienti non criminali. Di certo, grazie alla scuola di massa e alla televisione, le mafie sono comunemente riconosciute come un fatto negativo. Non ci sono più dubbi, come avveniva in passato, sulla definizione di esse come di un fatto criminale; l’antimafia non è più un vessillo che identifica una parte politica ma è un patrimonio dell’Italia intera. Si tratta di un cambiamento epocale. Prima per contare nella società di alcune regioni meridionali le relazioni con i mafiosi erano quasi esibite, oggi sono un ostacolo a qualsiasi considerazione di onorabilità.

La parte maggioritaria dei meridionali si ritrova nella definizione di antimafiosa. Eppure è sempre più difficile comprendere il peso dell’antimafia sociale, delle associazioni, dei movimenti che effettivamente operano sul territorio italiano. Un censimento di esse sarebbe utile a prevenire e correggere degenerazioni ed involuzioni, fornendo strumenti di conoscenza, comparazione e confronto. Infatti mentre tutti si dichiarano antimafiosi, le mafie continuano a vantare appoggi negli strati più bassi ma anche in quelli più alti della società. Se sono cambiati alcuni caratteri dell’agire mafioso e la risposta dello Stato e della società civile, non si è ridotta affatto la forza delle mafie.

I dati nuovi che modificano radicalmente il quadro analitico sono questi: le mafie non sono più un problema che interessa e riguarda solo la società meridionale com’è stato per un lungo tratto storico; in secondo luogo le mafie non sono state mai così ricche come oggi (rispetto a tutta la storia precedente) grazie al controllo del traffico internazionale delle droghe e al ruolo rilevante nell’economia finanziaria. Dunque, rispetto a ieri le mafie sono un problema che si manifesta in quasi tutto il territorio italiano; le mafie sono un problema che riguarda il funzionamento anche dell’economia italiana; le mafie sono protagoniste della nuova era dell’economia finanziaria. Ma ad una straordinaria capacità di proiezione internazionale non si accompagna una cessione di potestà sui territori, ad una maggiore forza economica non si accompagna una riduzione delle relazioni politiche, che sembrano oggi ridursi a livello centrale ed allargarsi nel sistema politico locale e regionale. Le mafie italiane globalizzate non si sono né deterritorializzate né depoliticizzate.

Esse come per il passato soddisfano “bisogni” primari degli individui, offrendo lavoro, denaro, servizi, ma appagano anche bisogni “secondari”, proponendo affari molto appetibili sul mercato legale. Questa è la nuova faccia delle mafie, la loro nuova identità di imprenditori nella legalità, identità meno visibile e meno distinguibile dal resto della società che rende più evanescente e opaco il confine tra legale e illegale e più complicata la contestazione di tale reato in capo agli autori. Se l’art. 416-bis è ancora oggi un efficace strumento di contrasto contro le mafie, non può più essere l’unico mezzo per combatterle, quando esse si mescolano nell’opacità dell’economia e della politica. A tale proposito appare di tutta evidenza la necessità di modificare la procedura prevista per lo scioglimento degli enti locali, soprattutto attraverso la previsione di una “terza via” tra scioglimento e non scioglimento per il ripristino della legalità e il risanamento dell’ente attraverso un percorso di tutoraggio dello Stato, un “accompagnamento temporaneo” che non preveda però il commissariamento.

 

Percorsi tematici assegnati

  • Meccanismi di regolazione sociale nelle comunità (il ruolo dell'intermediazione mafiosa nelle comunità a tradizionale e nuovo insediamento;
  • Strumenti di costruzione del "consenso" e di legittimazione sociale, il welfare "mafioso");
  • Interazioni con le organizzazioni sociali ("area grigia" e ruolo dei ceti professionali;
  • Relazioni con i portatori di interessi e le rispettive organizzazioni di rappresentanza);
  • Evoluzioni e involuzioni dell'antimafia sociale (dai movimenti di massa all'istituzionalizzazione; efficacia degli strumenti sociali - codici etici, autoregolamentazioni - di prevenzione rispetto al rischio di collusione e inquinamento mafiosi);
  • Alcuni fenomeni di particolare rilevanza sociale (organizzazioni criminali e caporalato nelle campagne, mafie e immigrazione, ecc.);
  • Scambio elettorale politico-mafioso (evoluzione dei fenomeni di corruzione elettorale che vedono partecipi anche la criminalità organizzata, efficacia della riforma del 416-ter cp; forme di clientelismo criminale e manipolazione elettorale, finanziamento elettorale e criminalità organizzata);
  • Partiti e criminalità organizzata (efficacia e criticità dei controlli preventivi sulle liste elettorali, ipotesi di codici di condotta all'interno dei partiti, trasparenza interna sulle forme di finanziamento ai candidati);
  • Politica locale e criminalità organizzata (il decentramento amministrativo e il ruolo delle organizzazioni criminali, efficacia e criticità dello scioglimento degli enti locali per presunta infiltrazione mafiosa sugli organi di indirizzo politico degli enti).


Obiettivi

  1. conoscere la capacità di impatto dell’antimafia sociale
  2. individuare e superare le criticità dello scioglimento degli enti locali
     

Lavori del tavolo