Oltre il muro. La vita nel centro di rieducazione minorenni di Venezia 1937-1977 (Venezia, 2002)

Copertina del libro "Oltre il muro"

La creazione dei Centri di rieducazione per i minorenni si deve ad una legge fascista, oggi ancor in parte vigente, cui  si deve anche l'istituzione del Tribunale per i minorenni: il Regio decreto legge 10 luglio 1934, n. 1404. La storia del Centro di rieducazione di Venezia, narrata nel libro, inizia nel febbraio del 1938, anno di apertura, e termina nel 1977. Nel primo anno il Centro  ospita circa 100 bambini definiti  "discoli e monelli" dal giudice minorile e, in promiscuità, altrettanti ragazzi che avevano commesso reati: se per quest'ultimi la permanenza era piuttosto breve, per i primi la durata della misura amministrativa era di anni e anni. I bambini “discoli e monelli” potevano entrare in questo centro dall'età di nove anni e restarvi fino alla maggiore età, o comunque fino a quando non erano stati “rieducati”, secondo quel che poteva intendersi al tempo. Si trattava in realtà di bambini molto poveri, se non destinati alla strada, di cui gli stessi genitori chiedevano il ricovero: questi centri offrivano infatti cibo, un lavoro e un’istruzione.
La prima parte del volume è descrittiva. Aprono alcuni ricordi del presidente della corte d'appello di Trieste, che da bambino, essendo veneziano, soleva incontrava per strada questi bambini meno fortunati. Segue un resoconto dello psicologo che seguiva i ragazzi negli ultimi anni dell'istituto e un chiaro riassunto dell’allora presidente del tribunale per i minorenni di Venezia, Graziana Campanato, sulle misure amministrative e cautelari adottate dal giudice minorile. Infine due storie: quella dell'edificio e quella dei ragazzi, a firma della curatrice Paola Durastante, dirigente del Centro per la giustizia minorile dell’Aquila. Lavorando dal 1980 nel Centro per la giustizia minorile di Venezia, l’autrice ebbe modo di osservare l'interno dell'edificio ancora intatto, come se i ragazzi fossero ancora sul posto, e successivamente studiò i fascicoli dei bambini. 
La vita dei ragazzi era segnata da orari ben precisi: le foto a corredo, nella seconda parte del libro, sono presentate seguendo l'ordine delle attività desunto da un elenco del 1953: sveglia, pranzo, lavori, studio, preghiera, tempo libero e spiaggia. Le foto sono state sia reperite presso il Museo criminologico di Roma, sia tratte da una ricerca del ministro della giustizia del 1941, "Bonifica umana", sia  recuperate dalla stessa curatrice durante il primo trasloco di materiali, nel 1981.
Nel Centro erano presenti laboratori di sarti, falegnami, calzolai e fabbri: ai ragazzi, al termine della loro permanenza, era rilasciato il diploma per l'attività seguita, di cui avvalersi per trovare un’occupazione. Molti degli ospiti, al termine del soggiorno nel Centro, partirono volontari in guerra. Del loro futuro non si conosce molto: rimangono però le immagini dei loro volti.
Nella terza parte del libro alcuni rapporti disciplinari, datati tra il 1960 e il 1966, rendono meglio di qualunque racconto l'immagine di quel che accadeva nell'edificio. Le fughe dall'istituto, le puntine da disegno nella sedia della maestra, i contrasti tra compagni, i dispetti ai maestri d'arte, sono episodi che ci fanno "vedere" talora in modo divertente la vita quotidiana condotta dai ragazzi nel Centro.

Oltre il muro – La vita nel centro di rieducazione minorenni di Venezia 1937-1977 (Venezia, Marsilio, 2002), a cura di Paola Durastante.