- Istruzione universitaria nelle strutture penitenziarie - Tema per Stati Generali dell'Esecuzione Penale - Tavolo 9 (luglio 2015)

  • pubblicato nel 2015
  • autore: Roberta Palmisano
  • Temi per Stati Generali dell'Esecuzione Penale
  • Ufficio Studi, ricerche, legislazione e rapporti internazionali
  • licenza di utilizzo: CC BY-NC-ND

 

DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
UFFICIO DEL CAPO DEL DIPARTIMENTO
Ufficio Studi Ricerche Legislazione e Rapporti Internazionali

La realtà dei “Poli Universitari Penitenziari”, nata dall’esperienza del volontariato, ha contribuito a dare attuazione ai principi del nostro ordinamento che riconoscono all’istruzione un ruolo fondamentale nell’ambito delle attività finalizzate a migliorare il trattamento dei detenuti e il loro reinserimento sociale.
Dalla collaborazione di alcuni professori universitari di Padova con l'istituto penitenziario, che allora aveva sede a Piazza Castello, nacque negli anni ‘60 il primo corso "ufficiale" - riconosciuto dal Ministero - di studi accademici in un carcere italiano; alcuni detenuti diplomati geometri nel carcere di Alessandria (all’epoca unico corso di studi), furono trasferiti a Padova e divennero matricole alla facoltà di Ingegneria civile, pur tra mille difficoltà, quando ancora era impossibile per un detenuto studente raggiungere l’Università per sostenere gli esami.
Negli anni successivi all’approvazione della riforma del 1975 che ha introdotto il nuovo ordinamento penitenziario a Padova un gruppo di detenuti studenti universitari (quasi 20) diede vita alla “Scuola in carcere” rendendo possibile che detenuti facessero lezione ai loro compagni di detenzione, molti dei quali analfabeti. Esperienze di studi universitari in carcere vi furono pure a Firenze e Torino; e a Bologna per molti anni si protrasse con risultati straordinari l’esperienza delle letture-dialogo in cui detenuti di etnie diverse entravano in relazione gli uni con gli altri e con studenti esterni.
Successivamente, sulla base di intese tra alcune Università e l’Amministrazione, in alcuni istituti, in applicazione di quanto disposto dagli artt. 19 comma 4 legge n. 354/75 e 44 dpr n. 230/2000, ai detenuti studenti sono state assegnate celle singole ed essi sono stati posti comunque in grado di concentrarsi nello studio disponendo di biblioteche, locali comuni, libri, pubblicazioni e strumenti didattici (Poli universitari).
I protocolli d’intesa hanno previsto forme di finanziamento o di contributi che, sia pure parzialmente, esonerano dal pagamento delle tasse universitarie, e ciò in aggiunta ai benefici economici concessi per legge ai detenuti studenti universitari in disagiate condizioni economiche che abbiano superato tutti gli esami dell’anno e a quelli che abbiano conseguito buoni risultati scolastici a prescindere dalle loro condizioni economiche (art. 45 dpr n. 230/2000).
Numerose sono le esperienze sul territorio nazionale e le soluzioni raggiunte a volte sono sovrapponibili e a volte diverse le une dalle altre:

L’esperienza del Polo Universitario regionale della Toscana, realizzata con le Università di Siena, Pisa, Firenze, dimostra che l’esigenza di coordinamento e scambio è molto sentita.
A Firenze il Polo Universitario era stato costituito nel 2000. L’esperienza dell’università in carcere si è sviluppata, nel 2010, con il Polo Universitario Penitenziario della Toscana che coordina le attività svolte, nelle carceri toscane, dalle tre Università di Firenze, Pisa e Siena. Questo progetto offre la possibilità di una formazione universitaria grazie a un sistema di didattica e di assistenza agli studenti detenuti e, in particolare, con la collaborazione fra i docenti universitari e i tutor impegnati nel supporto agli studenti in esecuzione penale, nonché con la partecipazione a quanto necessario per integrare lo studio universitario nel quadro dei percorsi formativi e riabilitativi dei detenuti.L’iniziativa è rilevante per estensione, coinvolgimento delle istituzioni, offerta formativa, numero di docenti ed operatori coinvolti. Il progetto è esteso anche ai detenuti in alta sicurezza, in sezioni protette e in esecuzione penale esterna. Gli istituti penitenziari ove si svolgono le attività di insegnamento sono quelli di Prato, Pisa e S. Gimignano; sono interessate le facoltà umanistiche, scientifiche, di medicina, architettura, ingegneria, agraria.
Vi sono studenti universitari anche negli istituti penitenziari di Massa, Porto Azzurro e Volterra, ma non inseriti nei “poli universitari” veri e propri; è in fase di perfezionamento il loro ingresso nel protocollo dell’Università per gli stranieri di Siena.

Nel Lazio l’Università Roma Tre, il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio hanno messo a punto un protocollo per la promozione dello studio universitario dei detenuti, che prevede fra l’altro l’esenzione totale dalla tasse universitarie.
Un particolare accordo tra il Dipartimento di Giurisprudenza di Roma Tre e la Casa Circondariale di Rebibbia NC prevede la selezione di studenti seniores per lo svolgimento di attività di tutorato nel carcere con attribuzione di crediti per il diploma supplement. Questa attività è svolta a favore dei detenuti iscritti a corsi di laurea in Giurisprudenza, a prescindere dall’ateneo di appartenenza.
Lo stesso Dipartimento di Giurisprudenza ha programmato corsi di lezione da mettere a disposizione dei detenuti su supporto informatico e da trasformare successivamente in contenuti didattici aperti da pubblicare sul sito (MOOC, Massive Open Online Courses).
L’accordo tra l’Università della Tuscia e il PRAP Lazio ha il fine di promuovere l’attivazione di corsi universitari in tutti gli Istituti penitenziari del Lazio.
La Convenzione Unitelma Sapienza ha istituito l’Università telematica per l’iscrizione gratuita e senza vincoli numerici di detenuti a corsi di laurea o a singoli corsi formativi (corsi di lingua e cultura italiana destinato ad immigrati)
L’Università di Roma Tor Vergata ha avviato il progetto “Teledidattica-Università in carcere” in collaborazione con il Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio e la Casa Circondariale di Rebibbia-Nuovo Complesso. Questo progetto è stato indicato quale best practice dal Ministero della Giustizia, che ha previsto che i reclusi di Alta Sicurezza in tutta Italia possano essere trasferiti a Rebibbia se decidono di iscriversi all’Università.
La Teledidattica è un settore importante anche del Progetto S.U.P. (Sistema Universitario Penitenziario) ideato dal Garante dei detenuti e costituito da una rete che mette insieme Crul (Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio), Laziodisu, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, le Carceri del Lazio, il Dap, la Regione Lazio, e le Università Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza.
La direzione di Rebibbia ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Università La Sapienza, l’Ufficio per il garante dei diritti dei detenuti del comune di Roma e il Dipartimento XVIII del comune di Roma per l’attuazione di un polo universitario.Ai detenuti di Rebibbia è dato modo di studiare e laurearsi presso l’Università La Sapienza di Roma, grazie all’impegno di un gruppo di volontari docenti, avvocati e tutor che non si avvale di alcun finanziamento pubblico. Si è creata una sinergia positiva per cui la Direzione, il Comando di Polizia penitenziaria e tutto lo staff dell’Area educativa e trattamentale della Casa di Reclusione mettono a disposizione oltre ai loro servizi, gli spazi e i mezzi materiali (un’aula attrezzata con computer collegati in rete a quello della cattedra, lavagna e schermo proiezioni) e dall’esterno opera l’associazione "Libertà di studiare", che fornisce un qualificato pool di avvocati, ex magistrati, docenti universitari, tra cui il presidente e gli studenti della Scuola Forense, che tengono le lezioni e fanno attività di tutoraggio". Il gruppo di volontari scelti tra docenti, avvocati, ex magistrati e studenti della scuola forense si prestano non solo a fare da tutor ma anche per tutti i contatti con gli uffici e le segreterie che chi è in carcere, per ovvi motivi, non può avere.
L’Università Niccolò Cusano ha istituito corsi universitari telematici permettendo ai propri studenti di seguire le lezioni ovunque si trovino, dunque anche in carcere, o di rivederle in ogni momento attraverso una piattaforma telematica con il supporto di Tutors e Consulenti didattici.

Il Polo universitario del Triveneto è attivo dal 2004 in base ad un accordo con l’Università di Padova. Attualmente gli iscritti all’Università in convenzione sono 48 detenuti del carcere Due Palazzi, mentre altri 9 studenti stanno scontando la loro pena all’esterno della casa di reclusione e sono seguiti dai tutor dell’ateneo.
Vi è anche un accordo tra Associazione Volontari e Cassa Risparmio di Padova e Rovigo per fornitura libri, e copertura spese di iscrizione per i detenuti non abbienti.

In Calabria un accordo fra DAP, Università Magna Grecia di Catanzaro, Direzione della casa circondariale di Catanzaro, PRAP Calabria e Regione Calabria ha istituito presso la Casa Circondariale di Catanzaro un polo universitario. Nella Casa di Reclusione di Rossano alcuni detenuti di alta sicurezza sono iscritti alla facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi della Calabria con sede a Rende, pur in assenza di un formale accordo tra Università ed Istituto penitenziario.

In Abruzzo è stato stipulato un accordo tra PRAP e Università telematica “Leonardo da Vinci” di Chieti. Le attività sono riservate ai detenuti dell’Abruzzo e del Molise ed è previsto l’utilizzo della formazione a distanza (FAD). Analogo accordo, con modalità FAD, è stato stipulato per il penitenziario di Larino.
A Teramo è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’Università e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per l’Abruzzo e Molise volto ad istituire un polo universitario all’interno del carcere di Castrogno per dare modo ai detenuti di avviare o proseguire gli studi di livello universitario.

A Torino esiste da 16 anni un Polo Universitario presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno. I detenuti ammessi sono sistemati in un apposita sezione della casa circondariale dove vi sono condizioni favorevoli alle esigenze di studio. La permanenza nella sezione è subordinata al conseguimento di almeno 25 crediti formativi di profitto da conseguire entro l’inizio dell’anno accademico successivo, nonché alla buona condotta e alla partecipazione all’opera di rieducazione. Il Polo Universitario è dovuto a un’intesa sottoscritta il 27 luglio 1998 per consentire ai detenuti, provenienti da diversi istituti e che ne abbiano i requisiti, di esercitare il diritto allo studio a livello universitario. L’Ateneo – attraverso il Dipartimento di Culture, politica e società e quello di Giurisprudenza – garantisce un’offerta formativa strutturata, ovvero l’organizzazione di cicli di lezioni e seminari dedicati; ogni anno viene inviato un avviso in tutte le carceri italiani e sono accolti i detenuti che decidono di intraprendere il percorso formativo.
Il funzionamento del Polo è reso possibile da un contributo annuale della Fondazione Compagnia di San Paolo, nel quadro della Convenzione generale che regola i rapporti tra l’Ateneo e la stessa Fondazione. Il contributo consente il pagamento delle tasse degli studenti, la fornitura dei libri di testo, del materiale didattico e di cancelleria, delle attrezzature informatiche e del relativo materiale di consumo. È garantita pure la presenza di un tutor che cura l’organizzazione della didattica.
È stato sottoscritto un Protocollo di intesa tra la Città di Torino, la Provincia di Torino, l’Universita’, l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” e l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE), per la concessione di alcune borse-lavoro (presso uffici dell’amministrazione comunale) a studenti in regime di semilibertà, al fine di permettere loro di frequentare le lezioni, studiare e lavorare, favorendosi in tal modo percorsi di reinserimento sociale.
L’offerta formativa è rivolta alla totalità dei detenuti italiani ovunque siano ristretti

Il Polo della casa di reclusione di Alessandria S. Michele è stato realizzato in base ad un accordo stipulato il 31.10.2001 tra la direzione, le facoltà di Matematica e Fisica, Scienze politiche e Giurisprudenza dell’Università degli studi del Piemonte orientale “Amedeo Avogadro”, la cooperativa Il Gabbiano, l’associazione Betel ed il Consorzio intercomunale servizi socio assistenziali comuni Alessandrino.
Il 25.07.2008 è stato sottoscritto tra gli stessi enti un nuovo accordo di cooperazione per il proseguimento delle attività del polo universitario “Pausania”, presso il quale sono stati attivati il corso di laurea in Scienze politiche, il corso di laurea in Informatica giuridica ed il corso di laurea in Informatica.
Un’altra convenzione è stata stipulata nel giugno 2007 tra la stessa direzione penitenziaria, il dipartimento di informatica dell’Università di Alessandria per l’affidamento a studenti detenuti di commesse di lavoro concernenti lo sviluppo di software applicativo.
Nella casa di reclusione di "S. Michele" di Alessandria, indicata allora come "carcere-scuola", circa quarant’anni fa , con il coinvolgimento dell'Universita` del Piemonte Orientale, era stato istituito un corso quinquennale per la qualifica di geometra associato ad alcuni corsi professionali.

In Emilia Romagna dopo una intensa collaborazione che risale al 2000, il 18.12.2013 è nato a Bologna un Polo Universitario che agevola le occasioni di confronto fra i detenuti e la comunità esterna, e in particolare con professori, tutor e assistenti, con l’obiettivo di favorire gli incontri di persona e utilizzare le nuove tecnologie di comunicazione. Sono circa 20 i posti a disposizione all'interno del polo con postazioni internet "sicure" per accedere al piano di studi e prenotare gli esami, lezioni registrate e, soprattutto, confronto con gli altri studenti. Per accedere al polo occorre superare una selezione consistente nella valutazione congiunta tra il percorso di studi scelto e la pena da scontare.
L’intento è anche quello di coniugare studio tradizionale e laboratori, e sfruttare le strutture all'interno del carcere, come gli spazi verdi, o la sartoria, dove si possono applicare gli studi dei corsi di moda.
A Bologna nel settembre 2012 è stato firmato un accordo tra il Garante regionale dei detenuti dell’Emilia Romagna e la facoltà di Giurisprudenza, in base al quale i detenuti che vogliono laurearsi non pagano le spese universitarie. L’accordo ha una durata di 3 anni, “fa leva sul concetto di dignità della persona da un lato, e sulla vocazione sociale dell’Università dall’altro”. Nell’ambito del protocollo sono previste attività di studio e di confronto finalizzate alla realizzazione di proposte di riforma dell’ordinamento penitenziario. In quest’ottica è già stato previsto un assegno annuale di 1.400 euro al mese ad un detenuto che faccia ricerche su questi temi. L’obiettivo del protocollo è anche quello di trovare giovani studiosi dell’ateneo che facciano da tutor ai detenuti laureandi e agevolino gli studi dei loro coetanei.

L’Università di Modena e Reggio Emilia ha stipulato un accordo con il DAP per favorire l’iscrizione di detenuti nei seguenti corsi di laurea: laurea triennale in marketing ed organizzazione d’impresa, scienza della comunicazione e laurea magistrale in economia e diritto per le imprese e le pubbliche amministrazioni in modalità FAD.

L’Università di Ferrara ha sottoscritto una convenzione con la Casa Circondariale di Ferrara e il Garante dei diritti dei detenuti per il Comune e la Provincia di Ferrara per favorire l’iscrizione dei detenuti all’Università di Ferrara, garantire a quelli capaci e meritevoli, ma privi di mezzi, l’accesso ai gradi più alti dell’istruzione, e per la fornitura di libri di testo attraverso la donazione o il prestito inter-bibliotecario tra la biblioteca della Casa Circondariale e le biblioteche dell’Università. Grazie a questa convenzione i detenuti potranno accedere ai corsi dei Dipartimenti di Matematica ed Informatica, Architettura, Giurisprudenza, Economia e Management, Morfologia, Chirurgia e Medicina Sperimentale, Studi Umanistici.

L’Università di Palermo ha stipulato un accordo con il Ministero della giustizia e la Direzione Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, per consentire ai detenuti l’iscrizione a tutte le facoltà dell’Ateneo.

Presso l’Università di Sassari dall’anno 2007 è attivo il progetto LUDICA con l’obiettivo di far conseguire la laurea ai detenuti italiani e stranieri, presenti o richiedenti il trasferimento presso CC di Alghero, nelle facoltà di scienze dello spettacolo e produzione multimediale; economia e management; lettere, economia e management del turismo, scienze della comunicazione, scienze agro-zootecniche, scienze e tecnologie agrarie; giurisprudenza.
I detenuti degli Istituti Penitenziari di Sassari-Bancali, Alghero, Tempio-Nuchis e Nuoro possono iscriversi all’università di Sassari e usufruire dei servizi di orientamento, consulenza, tutorato e ricerca messi a disposizione dall’ateneo. In virtù dell’accordo del 27 marzo 2014 l’ateneo sassarese farà da apripista alla formalizzazione dei Poli universitari penitenziari della Sardegna. L’opportunità di continuare a studiare, se già iscritti prima della detenzione, di seguire le lezioni in carcere, e anche di intraprendere la carriera universitaria, è offerta dal protocollo di intesa tra l’Università di Sassari e il PRAP della Sardegna. Il nuovo protocollo riprende quanto già previsto nell’accordo nazionale del 2004, e introduce importanti novità, tra cui anche la definizione della durata degli accordi. I detenuti del Nord Sardegna in condizioni economiche disagiate potranno godere dell’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie. Grazie a una convenzione rinnovata nel 2012 con l’Ente Regionale per lo Studio Universitario (ERSU) verrà erogato annualmente un contributo per l’acquisto del materiale didattico necessario per lo studio. Nel carcere di Alghero, che ha una biblioteca di circa 13.000 libri, è possibile studiare alle scuole superiori e continuare con gli studi universitari. Molti dei detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza negli istituti penitenziari di Tempio e di Nuoro sono iscritti all’Università.

L’Università di Brescia (facoltà di Giurisprudenza e di Ingegneria) ha attivato un accordo con il Provveditorato regionale della Lombardia.

È stato stipulato un accordo tra il Provveditorato regionale della Lombardia e l’Università Bicocca di Milano, per istituire un “polo universitario metropolitano” presso gli Istituti di reclusione di Milano Bollate e Milano Opera, ove circa 30 detenuti seguono individualmente corsi universitari in diverse facoltà (giurisprudenza, scienze dell’educazione, psicologia, economia, scienze matematiche, lettere e filosofia). Di recente è stato sottoscritto un protocollo con l'obiettivo di sviluppare attività scientifiche, culturali e didattiche presso gli Istituti Penitenziari di Milano, Monza e Lodi e presso l'ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Milano-Lodi e dello stesso Provveditorato. Il progetto per il polo universitario lombardo presso le case di reclusione di Milano Bollate e Milano Opera prevede diverse tipologie di intervento: nelle Case di Reclusione di Bollate e Opera, saranno istituiti corsi ad hoc e la replica di corsi attivi nell'ateneo milanese e saranno semplificate le procedure d'iscrizione con l'obiettivo primario di favorire un futuro reinserimento dei detenuti nella società civile. I corsi universitari per i detenuti di Opera coinvolgeranno prevalentemente le aree disciplinari di economia, giurisprudenza, psicologia, scienze della formazione, scienze matematiche, fisiche e naturali e sociologia dell'ateneo milanese. I corsi sono illustrati ai detenuti per orientarli verso una scelta consapevole del percorso di studi da intraprendere. I reclusi potranno assistere alle lezioni dei loro corsi via Skype e a volte partecipare a lezioni di professori che si recano nella struttura.
A Milano gli studenti del Politecnico e vari volontari hanno incontrato i detenuti del Gruppo della trasgressione del Carcere di Bollate e hanno ridisegnato celle e superfici comuni in base alle esigenze di chi vi è ristretto. Le ipotesi che ne sono risultate potrebbero attuarsi con spese contenute ma al di là della possibilità di una concreta realizzazione lo scambio di idee è stato prezioso. Muri interattivi, spioncini a caleidoscopio, pareti che proiettano paesaggi, finestre incorniciate da libri che cambiano ogni giorno, angoli attrezzati e soppalchi o tende bicolor per modificare un ambiente che alimenta monotonia, alienazione e mancanza di riservatezza. Molti studenti continueranno a frequentare Bollate anche dopo la fine del progetto.

A Lecce l’accordo per la creazione di un polo universitario da destinare ai detenuti assegnati al circuito alta sicurezza è stato siglato l’8 novembre 2004 tra il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, la direzione dell'istituto penitenziario e l’Università degli studi di Lecce.

L’accordo siglato in data 5 ottobre 2005 dal Provveditore regionale e dal Rettore dell’Università telematica “Leonardo da Vinci” di Chieti per l’istituzione del polo prevede attività riservate ai detenuti degli Istituti dell’Abruzzo e del Molise e l’utilizzo della formazione a distanza(FAD). Nell’ambito di questo accordo è in fase di realizzazione un polo universitario preso la CC di Larino con le stesse modalità FAD.

Il Polo universitario di Sulmona è stato istituito in collaborazione con la facoltà di economia dell’Università dell’Aquila ed è destinato ai detenuti dell’Alta Sicurezza.

Un accordo di intenti è stato firmato il 20 ottobre 2003 dal Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal rettore dell’Università di Cataniaper favorire corsi di formazione per i dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria, svolgere attività di ricerca e/o consulenza, organizzare per teledidattica il corso di laurea in “Progettazione e gestione di aree verdi, parchi e giardini” destinato anche ai detenuti del complesso penitenziario di Caltagirone. Il primo corso ha preso avvio nell’anno accademico 2003/4 senza l’utilizzo della teledidattica. Nel 2005 è stato attuato il progetto “Verde Serra” per la produzione di piante annuali, progetto che fa acquisire competenze di giardinaggio ai detenuti.

Il merchandising dell’università di Udine si è arricchito delle "Snait Bag", che sono borse costruite con materiale riciclato dagli striscioni stradali, realizzate dai detenuti della casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore di Venezia, i quali lavorano con la cooperativa sociale "Rio Terà dei Pensieri". Queste borse, il cui nome deriva dall’unione di due parole: "bag" ("borsa" in inglese) e "snait" (termine friulano che indica qualcosa di dinamico e di veloce), non soltanto inaugureranno una nuova linea di prodotti dell’ateneo ma daranno il nome al negozio di merchandising dell’ateneo ("Snait Store"), che si trova a Udine.

Per iniziativa della Scuola forense e dell’Ordine degli avvocati di Nuoro, ad un detenuto del carcere di Nuoro, laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti all’università di Pisa con una tesi di diritto penitenziario dal titolo: "La compressione dei diritti fondamentali del detenuto - dai circuiti detentivi ‘speciali’ di Alta Sicurezza al regime del 41bis Op", è stato conferito un incarico professionale retribuito di relatore e di coordinatore nel progetto "Carcere: il diritto penitenziario tra dentro e fuori", che prevede quattro lezioni nella Casa circondariale di Badu ‘e Carros.

Il processo di riforma che recentemente è stato avviato dall’Amministrazione per migliorare la situazione carceraria, si concilia senz’altro con l’incremento del numero dei detenuti studenti, che hanno bisogno di condizioni di vita più tranquille.
Alla luce del menzionato incontro di Padova del 20 giugno 2014 può dirsi che è ormai avviato uno stabile coordinamento tra l’Amministrazione penitenziaria, anche a livello periferico, e le Università; ne sono prova i poli universitari di cui abbiamo detto. La loro realizzazione consente di distribuire i detenuti studenti così da poterli dislocare negli istituti ove vi siano le condizioni migliori al fine dello studio.

L’Ateneo di Padova, in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria, ha programmato la realizzazione di un sistema integrato nazionale di studi universitari riservato alle persone detenute, con il fine di raggiungere un’omogeneità di opportunità formative su tutto il territorio nazionale.
Il consolidamento dell’esperienza di studio contribuirà a diffondere la conoscenza della realtà penitenziaria all’interno delle Università e, attraverso la riflessione del mondo accademico, alla società esterna, con ricadute positive sulla stessa gestione degli istituti penitenziari.
Questo percorso è stato avviato con la Dichiarazione di Intenti sottoscritta il 21 febbraio 2013 dal Ministro della giustizia e dal Rettore dell’Università degli Studi di Padova in cui l’Ateneo si è impegnato a “coordinare le esperienze esistenti sul territorio nazionale, individuare i risultati raggiunti e i problemi esistenti, raccogliere le proposte e promuovere la discussione, al fine di elaborare uno schema unico di Protocollo d’intesa per gli studi universitari all’interno degli istituti penitenziari, ferma restando l’autonomia delle singole Università nella organizzazione e gestione dei percorsi formativi”.
E’ stato costituito un gruppo di lavoro che, dopo aver effettuato la ricognizione delle realtà esistenti sul territorio nazionale, ha redatto uno schema di “linee guida”, che potrà rappresentare uno strumento utile per la stipulazione di nuove convenzioni.
Il 20 giugno 2014 nell’aula magna dell’Università di Padova si è svolto il Convegno Nazionale sul tema “I Poli universitari in carcere. L’istruzione universitaria nelle strutture penitenziarie”.
Nel corso dei lavori sono state valorizzate le esperienze di numerosi istituti penitenziari dove le istituzioni universitarie sono elementi integrativi del recupero e del reinserimento del detenuto nella società.
E’ stata così avviata una riflessione sul sistema penitenziario anche da parte di magistrati di sorveglianza, la cui testimonianza ha costituito uno scambio proficuo di informazioni, giacché il professore che entra in carcere ha strumenti di conoscenza molto diversi da quelli di cui dispone il magistrato.
E' risultato in modo evidente che vi è un’enorme differenza tra i detenuti studenti che hanno accesso al Polo universitario e quelli che si trovano nelle sezioni ordinarie, ove non vi sono spazi che consentano la concentrazione e lo studio. E’ stato interessante studiare gli effetti che lo studio produce sui detenuti che possono accedervi. A volte un percorso formativo di alto livello rischia di creare frustrazioni maggiori. Lo studio invece deve poter offrire gli strumenti per poter meglio gestire sé stessi.
Organizzare l’attività didattica rivolta a studenti-detenuti, significa predisporre soluzioni organizzative che tengano conto del numero ridotto di studenti, spesso stranieri, la cui età media è alta, che perlopiù sono disabituati allo studio e che sono soggetti a frequenti trasferimenti, e va considerata la necessità per il professore di interagire con gli altri operatori presenti in carcere.

In relazione alla futura collaborazione fra il mondo universitario e le strutture penitenziarie sarà molto utile il coinvolgimento dei rappresentanti delle varie professionalità che operano all’interno del carcere, della Magistratura di Sorveglianza anche per la soluzione di alcune problematiche (quale, ad esempio, la difficoltà di seguire i corsi di studi nelle materie scientifiche che richiedono frequenza ai laboratori), degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna per consentire gli studi ai condannati che si trovano agli arresti domiciliari, e dei Garanti dei diritti dei detenuti in generale per agevolare l’apertura del sistema penale penitenziario alle opportunità del territorio.
Si potrà inoltre pensare ad una linea di formazione dedicata destinata al personale di polizia penitenziaria.
Importante vedere in prospettiva un apporto di consulenza, ricerca e studio da parte dei Dipartimenti universitari (che già investono risorse didattiche in favore della popolazione detenuta) a supporto delle attività dell’Amministrazione, mediante il finanziamento di borse di studio o assegni di ricerca, l’impegno dei docenti a coordinare tesi di laurea su argomenti di interesse penitenziario e sociale, e l’organizzazione di convegni per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Roma, 23 luglio 2015


IL DIRETTORE DELL'UFFICIO
Roberta Palmisano