Gli spazi della pena - Quaderni ISSP n.10 (novembre 2012)


Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Istituto Superiore di Studi Penitenziari

Gli spazi della pena
Tutela dei diritti umani e circuiti penitenziari

 

Presentazione a cura di Massimo De Pascalis - Direttore dell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari

LO SPAZIO E IL TEMPO DELLA DETENZIONE

Da qualche tempo nell’Amministrazione si sta affacciando un linguaggio inconsueto, alternativo alla comunicazione ordinariamente utilizzata nella quotidianità penitenziaria. Questo modo diverso di parlare fa intuire anche un nuovo pensiero nell’ambito dell’esecuzione penale volto a recuperare un debito penitenziario che si è consolidato tra prassi e norma. Conoscenza e centralità della persona, etica professionale, consapevolezza, sorveglianza dinamica, Tempo e Spazio della detenzione sono nuovi termini di comunicazione che stanno descrivendo un percorso di cambiamento che ha radici in un pensiero critico sulle attuali condizioni di detenzione, lontane dalla verità ordinamentale riconducibile alla Costituzione e all’Ordinamento penitenziario. La pubblicazione del Quaderno, che ospita in questo numero il pensiero della dr.ssa Maria Martone e di alcuni neo funzionari di polizia penitenziaria, si colloca opportunamente all’interno di tale nuovo cammino proponendoci, da angolazioni diverse, uno studio sulle dimensioni dello Spazio e del Tempo della detenzione.

Spazio, Tempo e Persone costituiscono in fondo gli elementi essenziali intorno ai quali si muove il pensiero della Filosofia e che possono guidarci anche in questo nuovo approccio con il tema dell’esecuzione penale e persino con le norme penali che la generano. Una guida filosofica, quindi, che, attraverso un approfondimento di quelle dimensioni, può aiutare gli studiosi del diritto penitenziario nella ricerca della verità ordinamentale della Riforma penitenziaria.

Con questo nuovo approccio, all’osservatore compare immediatamente un quadro in cui lo Spazio e il Tempo appaiono deformati rispetto al disegno ideale introdotto dal nostro legislatore, costituente e ordinario. Basterebbe citare, per dar conto di tale distorsione, le condizioni di sovraffollamento e di promiscuità in cui versano gli istituti penitenziari, in manifesta contraddizione con il principio costituzionale della umanizzazione della pena, idealmente, ma anche sostanzialmente tradotto dalla legge penitenziaria. Ma tale osservazione non è sufficiente per cogliere intimamente quanto quelle dimensioni siano state soffocate dalla quotidianità penitenziaria, a cominciare dalla centralità della conoscenza della persona che dovrebbe essere il presupposto essenziale e ineludibile della riforma. Tale condizione, vera criticità nascosta del sistema, è essa stessa causa del sovraffollamento e non viceversa come taluni sostengono.

Infatti, tale problema ha sempre distinto il nostro sistema penitenziario, anche durante i pregressi periodi di detenzione ordinaria.

Ed è proprio la distorsione dello Spazio e del Tempo della detenzione che ha determinato la crisi delle procedure dettate dal legislatore per giungere alla conoscenza della persona. Oggi quelle dimensioni, che descrivono i campi dell’autodeterminazione dell’essere umano, si consumano prevalentemente in cella, spesso persino sovraffollata. Ecco allora che l’autodeterminazione dell’essere umano si esprime in condizioni di cattività e quindi prevalentemente con comportamenti aggressivi, rivolti agli altri o verso se stessi. Le relazioni personali dentro quello spazio sono disciplinate da un potere di forza, fisica e psicologica.

Sono del tutto inadeguate, rispetto alla volontà del legislatore, le dimensioni dello spazio e del tempo riservate alle attività istruttive e di formazione professionale, al lavoro, alla cultura, alle relazioni interne ed esterne e, ancor più, all’affettività intesa nel senso più globale possibile delle relazioni familiari, largamente diffuse e sostenute con la Riforma. E’ in esse che si può esprimere l’autodeterminazione, fondamento del patto trattamentale di cui oggi si è tornati a parlare. Si tratta di dimensioni indispensabili per la conoscenza del detenuto, per il profilo tanto dell’osservazione scientifica, quanto delle verifiche rispetto al programma di trattamento. Osservazione e verifiche che conducono alla conoscenza del detenuto, utile sia per le esigenze di sicurezza sociale che per le valutazioni delle capacità di recupero sociale della persona.

Una lettura critica dell’esecuzione penale, e persino del codice penale, attraverso quelle dimensioni può orientare il nostro cammino alla ricerca della verità ordinamentale che gli Autori della presente pubblicazione hanno percorso da angolazioni diverse e significative. Punto di partenza delle riflessioni è stato il bisogno, dettato dalla realtà penitenziaria, di intraprendere la strada del cambiamento e dell’alternativa al carcere con lo sguardo rivolto persino alla mediazione penale che ha il merito di introdurre nuove procedure sanzionatorie e riparative del danno causato dal reato. Tuttavia, questo nuovo percorso richiede, al contrario di quanto accade oggi, una conoscenza ancor più approfondita di tutti gli attori della vicenda giudiziaria, comprese le vittime del reato. La centralità della persona in questo nuovo processo di esecuzione penale richiede perciò una rinnovata e forte consapevolezza delle dimensioni dello spazio e del tempo che appartengono all’uomo, per definire e distinguere lo spazio e il tempo della detenzione da quelle della mediazione e della riparazione.

Anche le composizioni degli Autori della presente pubblicazione costituiscono un significativo contributo al dibattito in corso. In tal senso, pertanto, rivolgo loro un particolare ringraziamento da parte dell’ISSPe, oltre al mio personale.

Indice del Quaderno n.10

Presentazione a cura del Direttore dell’ISSP

  1. Maria Martone "Gli spazi della pena e i circuiti penitenziari"
    • Introduzione
    • I fattori determinanti l’andamento dei tassi di carcerizzazione
    • La pena nel sistema giustiziale italiano
    • Il dilemma ancora attuale tra pena giusta e pena utile
    • La cultura della pena e l’esigenza di controllo sociale
    • Conclusioni
       
  2. Emanuela Anniciello - "I circuiti penitenziari: biunivocita’ tra sicurezza e trattamento"
     
  3. Salvatore Cadeddu  - "Circuiti penitenziari: il ruolo del Commissario nella gestione dei detenuti dell’Alta Sicurezza"
     
  4. Carmela Finestra - "Architettura penitenziaria e vita carceraria. Dal panottico alla sorveglianza dinamica"
     
  5. Angelo Napolitano - "I sex offender: gestione e rieducazione negli istituti penitenziari. Un lungo cammino verso il progetto Bollate"
     
  6. Iride Natale - "La dimensione esterna dello spazio della pena: carcere e territorio"
     
  7. Rossella Panaro - "Il trattamento dei detenuti condannati per reati sessuali: il progetto Giulini"
     
  8. F. Angelo Vacca - "Postfazione"

Ringraziamenti


Allegati