Pena & Territorio nn.1/2 (2009)
Indice
Regione Basilicata
Regione Lazio
Regione Lombardia
Regione Sicilia
Regione Toscana
Regione Veneto
Uffici centrali Dap
Relazione conclusiva dei lavori della commissione di studio
POTENZA- Protocollo d'intesa
Facilitazioni nell’adempimento degli obblighi fiscali
Tra il Provveditorato Regionale di Potenza e l'Agenzia delle Entrate della Basilicata è stato siglato, in data 18 dicembre 2008, un Protocollo d'intesa finalizzato a ridurre al minimo il disagio che grava sulle persone in esecuzione di pena nell’adempimento degli obblighi fiscali .
L'assistenza da parte degli operatori dell’Agenzia delle Entrate verterà sulle seguenti attività:
▪ compilazione e trasmissione della dichiarazione dei redditi;
▪ trattamento comunicazioni di irregolarità;
▪ esame delle cartelle di pagamento;
▪ rilascio del codice fiscale o del suo duplicato;
▪ rilascio della tessera sanitaria;
▪ operazioni relative alla partita IVA;
▪ rimborsi;
Gli organismi sottoscrittori si sono impegnati inoltre a concordare incontri periodici, durante i quali saranno elaborate forme di collaborazione per l'inserimento delle persone in esecuzione di pena ed a tenersi reciprocamente informati sulle attività formative e di aggiornamento riguardanti tematiche condivise per favorire, ove possibile, la partecipazione agli stessi dei rispettivi operatori.
Progetto
Percorsi di integrazione socio- lavorativa presso i Comuni di residenza dei cittadini che hanno usufruito dell’indulto
Il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Basilicata - Ufficio Esecuzione Penale Esterna- ha elaborato il report finale del progetto “percorsi di integrazione socio lavorativa, presso i Comuni di residenza dei cittadini che hanno usufruito dell’indulto” approvato e finanziato dalla Cassa delle Ammende.
A seguito della legge 31 luglio 2006, n. 241, al 31 dicembre 2006 sono state dimesse dal circuito penitenziario intra ed extra murario della Basilicata 416 persone di cui ben 214 hanno stabilito il proprio domicilio nella predetta Regione.
E’ noto come sia problematica la reintegrazione sociale di questi soggetti che non sempre possono contare su una casa, un reddito minimo o un'adeguata rete di solidarietà.
Inoltre, se gli interventi posti in essere in tal senso dagli enti interessati non sono coordinati, rischiano di risultare poco incisivi nel percorso di recupero e di reinserimento sociale.
Il progetto finanziato dalla Cassa Ammende ha consentito, al contrario, di porre in essere una strategia meno dispersiva che, promuovendo lavori di pubblica utilità, ha attivato un percorso di integrazione socio-lavorativa delle persone dimesse dal circuito penitenziario presso i rispettivi comuni di residenza.
La fattiva collaborazione tra Amministrazione Penitenziaria, Enti Locali e Terzo Settore ha permesso di costruire percorsi inclusivi per gli ex detenuti e di creare una cultura dell’accoglienza orientata al superamento dei pregiudizi verso chi ha avuto problemi con la giustizia.
Per la gestione del progetto si è usata la metodologia del lavoro in rete con il coinvolgimento di tutti i servizi interessati: UEPE, Servizi Sociali Comunali, Ser.T, Servizi di Salute Mentale, ecc. che si sono avvalsi :
• del "case management", cioè una organizzazione che attraverso i propri operatori diventa punto di riferimento privilegiato per la persona, occupandosi, in particolare, di rispondere ai bisogni di accoglienza, accettazione ed ascolto;
• di strumenti e tecniche finalizzate a delineare un profilo delle risorse e delle potenzialità della persona.
L'iniziativa è stata realizzata attraverso un partenariato il cui soggetto referente è stato il PRAP attraverso il lavoro sul territorio svolto dall'UEPE di Potenza e Matera , con i seguenti obiettivi :
1. amplificare le potenzialità di governance istituzionale
2. pianificare politiche del lavoro integrate nel sistema dei Piani Sociali di Zona, in raccordo con gli interventi dei servizi sociali pubblici e privati ;
3. valutare la disponibilità all'accoglienza lavorativa e sociale delle comunità locali;
4. consentire l’emancipazione dal contesto deviante dei beneficiari dell’indulto;
5. favorire una fattiva collaborazione tra sistema penitenziario, giudiziario ed economico-produttivo anche di lungo periodo, tramite la promozione di accordi, patti, protocolli e ogni altra azione utile.
Il progetto si è proposto di sperimentare un modello di accompagnamento post detentivo da implementare come buona prassi, i cui elementi qualificanti sono:
• la presenza di un punto di riferimento che si è occupato dell'accoglienza della persona dimessa al momento dell'uscita dal carcere;
• un'attenta analisi della situazione della persona, dei bisogni e delle risorse;
• la facilitazione nell'attivazione e/o nell'accesso alle risorse;
• la gestione dei tempi di attesa per la presa in carico della persona da parte dei servizi territoriali;
• l'analisi delle competenze di base e trasversali per l'accesso al mercato del lavoro;
• l'orientamento verso altre eventuali filiere formative e/o opportunità occupazionali;
• la verifica, con i Comuni di riferimento, della possibilità di esternalizzare servizi nei quali inserire gli ex detenuti.
Il servizio sociale del Comune ( in collaborazione con gli UEPE, i Centri per l'impiego, gli operatori delle associazioni di volontariato) ha elaborato un percorso di integrazione lavorativa tenendo conto delle caratteristiche e delle capacità del beneficiario, seguendo l'utente durante il percorso, valutandone le competenze ed i risultati.
Per i cittadini beneficiari, l’intervento messo in atto è stato il primo passo verso un percorso di inclusione sociale e di integrazione lavorativa, ed ha contribuito a rafforzare il livello di autostima ed il senso di legalità con l’obiettivo di ridurre il tasso di recidiva.
Per gli operatori, attraverso la realizzazione del progetto è migliorato il rapporto di collaborazione esistente tra enti pubblici, privato sociale, volontariato e si è consolidato un sistema di lavoro in rete che ha restituito alle problematiche penitenziarie il dovuto interesse dell'intero mondo sociale.
Per il territorio si è sviluppato un approccio alle problematiche penitenziarie scevro da pregiudizi e con una maggiore attenzione, in termini di accoglienza e accettazione, verso il cittadino ex detenuto.
Il percorso è stato concluso, con successo, da 36 unità che hanno avuto l'opportunità di ripensare e progettare la propria esistenza in modo nuovo, sperimentandosi in rinnovati contesti lavorativi e relazionali.
Visti gli esiti positivi del progetto, si prevede che per il prossimo triennio il "Piano Regionale Pluriennale per l'inclusione Sociale e Lavorativa delle persone in esecuzione di pena" possa essere inserito nel P.O.R. Basilicata.
ROMA - Progetto
S.F.I.DE. “Sistema Integrato di Formazione per Detenuti”
Realizzato a Roma il progetto “Sistema Integrato di Formazione per Detenuti” (S.f.i.de).
L’iniziativa è stata curata dall’Associazione Temporanea di Scopo il cui ente capofila è Enaip Lazio.
Ha coinvolto oltre 700 allievi in corsi professionali ed è parte del progetto Chance, promosso e finanziato dall’Assessorato all’Istruzione della Regione Lazio, in collaborazione con l’Ufficio del Garante dei Detenuti, le Direzioni di tutti gli istituti penitenziari della Regione, la rete delle scuole del Lazio presenti nelle carceri, (in particolare i Centri territoriali permanenti) e l’Università di Tor Vergata.
Le finalità sono state quelle di favorire un approccio globale al tema della formazione professionale per le persone in stato detentivo; assicurare pari opportunità di accesso ai servizi formativi e d’orientamento; realizzare un sistema di azioni innovative nel campo della formazione professionale e dell’accompagnamento al lavoro
La Regione Lazio, visti i risultati positivi raggiunti, intende stanziare ulteriori fondi per la prosecuzione dei corsi e la creazione di nuovi laboratori nei penitenziari regionali.
ROMA - Progetto
Rilevazione sugli Interventi di Mediazione Culturale negli Istituti Penitenziari del Lazio
Interventi trattamentali e differenze culturali
Il costante incremento della popolazione detenuta straniera, registrato nel corso degli ultimi anni, ha determinato la necessità di ricorrere a specifici e mirati interventi trattamentali che tengano conto delle differenze culturali esistenti.
L’esperienza maturata all’interno delle strutture penitenziarie ha evidenziato come le attività di mediazione culturale, se opportunamente predisposte ed orientate, possano costituire una efficace risposta ai bisogni rappresentati dai cittadini stranieri.
E proprio per avviare o potenziare gli interventi di mediazione culturale presso gli istituti penitenziari del proprio distretto, il Provveditorato Regionale del Lazio ha curato una rilevazione in tal senso, sottoponendone i risultati all’attenzione della Regione Lazio in occasione della pubblicazione di un bando destinato all’attuazione, nel corso del 2009, di “interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta del Lazio”.
La rilevazione è stata l’occasione per evidenziare la necessità di incrementare ed istituzionalizzare il predetto servizio ai fini di una collaborazione stabile con l’equipe di osservazione e trattamento degli istituti penitenziari
LODI- Protocollo d’intesa
Sviluppo di un sistema di Welfare-State del territorio per prevenire la recidiva e favorire l’inclusione sociale
La Provincia di Lodi e l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Milano e Lodi hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa, approvato con delibera della Giunta Provinciale di Lodi divenuta esecutiva il 19.10.2008, finalizzato a regolamentare il rapporto di collaborazione già esistente ed a sviluppare un sistema di Welfare – State del territorio per prevenire la recidiva e favorire l’inclusione sociale dei soggetti in esecuzione penale esterna.
Gli organismi sottoscrittori si sono impegnati a:
1. offrire sostegno nell'affrontare gli ostacoli connessi al reinserimento sociale delle persone ammesse alle misure alternative, per portare positivamente a termine il percorso trattamentale;
2. strutturare e sostenere la rete territoriale di supporto ai soggetti beneficiari di misure alternative, attraverso la costruzione di partnership e progetti in collaborazione con le risorse del territorio, pubbliche e private, profit e non profit;
3. promuovere, in collaborazione con gli Enti locali ed il Terzo settore, progetti individualizzati di attività di utilità sociale in favore della comunità di appartenenza, in riparazione del danno sociale procurato dalla commissione del reato secondo quanto previsto dell'art. 47, comma 7 O.P. in materia di giustizia riparativa;
4. progettare ed attuare programmi di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica riguardo alle tematiche dell’esecuzione penale;
5. fornire dati statistici e conoscitivi sulle caratteristiche quantitative e qualitative del fenomeno dell'esecuzione penale esterna del territorio interessato ai fini della programmazione delle risorse e degli interventi da parte dell’EE.LL.;
6. contribuire alla stesura dei progetti ed alla realizzazione delle iniziative, anche di tipo integrato, per l'inclusione dei soggetti in misura alternativa;
7. agire, in qualità di partner operativo, per svolgere azioni di sostegno ed accompagnamento dei soggetti in misura alternativa inseriti nei progetti, oltre che di consulenza degli altri partners di progetto.
Il perseguimento degli obiettivi indicati si basa sul lavoro di rete e su azioni capaci di sviluppare il “capitale sociale comunitario” per utilizzare al meglio le singole competenze verso uno scopo unitario, con evidenti ricadute positive sul fenomeno della recidiva, a vantaggio di tutta la collettività.
MILANO- Progetto
Criminal Mouse
Primo gioco in scatola che simula la vita in carcere.
Si tratta di un gioco realizzato da alcuni detenuti dell’istituto penitenziario di Milano San Vittore, che collaborano con il sito www.ildue.it, con il contributo del giornale “Terre di mezzo” , da anni impegnato su temi sociali e sul carcere. Viene simulato il complesso percorso della vita di un detenuto, dalla fase dell’arresto a quella della liberazione, attraverso un simpatico topo “galeotto”.
Divertente e ironico, Criminal Mouse permette di superare i pregiudizi che le persone libere hanno nei confronti di chi vive l’esperienza del carcere.
Il gioco si compone di un tabellone pieghevole composto da 60 caselle colorate. Ciascuna corrisponde ad una diversa situazione che i detenuti vivono quotidianamente: dall'incontro con il cappellano, alla somministrazione del vitto, dalla fruizione dell’ora d'aria" al colloquio con l’avvocato. Si gioca con pedine colorate tirando i dadi: si parte dall’”Arresto”, posizionato al centro del tabellone e si termina alla casella “Libertà” alla fine della spirale.
Il giocatore deve decidere la sua tattica di “detenuto” utilizzando quattro mazzi di carte diversi: le “Criminal card”, che definiscono la pena di ciascun giocatore; gli “Imprevisti”, così veri e comuni in carcere; le “Freedom card” con domande sul mondo in carcere; le carte “Evasione”, perché la tentazione di tagliare la corda, quando si è privati della libertà, è sempre dietro l’angolo! Divertente ed ironico,criminal mouse ha ottenuto l’apprezzameno dei migliori inventori di giochi italiani ed ha ricevuto la menzione speciale per l’alto valore sociale al premio internazionale “Archimede 2004” per inventori di giochi.
Ma criminal mouse non è solo questo. Il gioco è abbinato al libro omonimo, un diario scritto dai detenuti-autori, in cui viene raccontata in prima persona l’esperienza di vita in carcere.
LODI Protocollo d’intesa
PALERMO
Relazione del Garante dei detenuti per l’attività svolta nel 2008
Il 1^ dicembre 2008 è stata presentata a Palermo, nel corso della conferenza stampa tenutasi nella Sala Rossa dell’Assemblea Regionale Siciliana, la relazione annuale del Garante dei detenuti ,On. Salvo Fleres.
Se ne riporta, per esteso, la premessa .
La figura del Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale è stata istituita in Sicilia a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 33 della legge regionale 19 maggio 2005, n. 5. La normativa ha subito modifiche con l’approvazione dell’articolo 23, comma 5, dalla legge regionale 22 dicembre 2005, n.19 e con l’articolo 16, comma 1, lettera a), dalla legge regionale 6 febbraio 2008, n.1. Tali integrazioni non hanno modificato le competenze, né l’organico, bensì la durata del mandato del Garante, inizialmente previsto in cinque anni e poi modificato in sette e la struttura dell’Ufficio.
Con Decreto del Presidente della Regione siciliana n. 480/Serv.1°/S.G., del 3 agosto 2006, è stato nominato Garante per i diritti dei detenuti l’allora deputato regionale, On. Salvo Fleres, con successivo Decreto del Presidente della Regione n. 169/Serv.1°/S.G., del 26 aprile 2007, è stato istituito l’ufficio del Garante ed indicata la struttura, il Dirigente e tutto il personale già interno alla Regione.
Ai sensi del comma 4, dell’articolo 33, della legge regionale 19 maggio 2005, n. 5, il Garante è tenuto a presentare, al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana ed al Presidente della Regione, una relazione sull’attività svolta.
Al di là della previsione normativa, la presente relazione, però, non vuole rappresentare soltanto un obbligo di legge, ma vuole, invece, essere un contributo alla conoscenza della condizione penitenziaria nel nostro Paese, con particolare riferimento alla Sicilia, ed è formulata, non tanto e non solo su quelle che sono le prescrizioni normative, che disciplinano questo delicato settore, quanto sulla loro reale e concreta attuazione nei 25 Istituti di pena per adulti, 4 Istituti per minori e un Ospedale Psichiatrico Giudiziario, presenti in Sicilia, che il Garante ha visitato più volte. Un dato ulteriore riguarda l’attuale numero complessivo di reclusi, che sono circa 6.750, a fronte di circa 4.700 agenti e personale di Polizia Penitenziaria.
Il contenuto di questa relazione, mette pertanto in evidenza la situazione carceraria siciliana, la realtà che vivono i soggetti ristretti, i loro familiari, il personale ministeriale e dell’Amministrazione penitenziaria ed i volontari. Il tutto, quindi, è frutto di incontri con quanti, a vario titolo, vivono direttamente o indirettamente all’interno del carcere e delle considerazioni che ne sono scaturite, nonché dei dati strutturali rilevati.
La figura del Garante dei diritti dei detenuti, nell’attuale contesto sociale e giudiziario, ha uno scopo fondamentale, che è quello di affermare il rispetto della nostra Costituzione, in materia di modalità di esecuzione della pena e di concreta funzione riabilitante della stessa.
La situazione carceraria necessita di una particolare attenzione. Infatti, non è pensabile che, in un Paese civile, le strutture carcerarie non siano in grado, per problemi organizzativi e, soprattutto, per il sovraffollamento, di garantire l’attuazione del terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione, secondo cui: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", tuttavia la realtà è quella che descriveremo e non è certamente la migliore possibile.
La situazione siciliana, in particolare, si presenta assai problematica. Come precedentemente detto, nella nostra Regione hanno sede 30 Istituti di pena di varia natura, molti dei quali strutturalmente inadeguati, tant’è che in alcuni di essi mancano persino i requisiti minimi stabiliti dalla Commissione europea contro la tortura ed i trattamenti inumani e degradanti.
Inoltre, senza voler negare o sottovalutare il ruolo che svolgono sia l’Amministrazione penitenziaria, sia i Magistrati di Sorveglianza, è bene dire che è necessario individuare nuove forme di controllo della legalità nei luoghi di detenzione e pensare ad una diversa formulazione del concetto stesso di pena, che in ogni caso non può essere afflittiva.
Infine, occorre ricordare che, secondo il dettato costituzionale, il detenuto perde la libertà di movimento ma non i propri diritti fondamentali, come il diritto alla salute o all’istruzione, quindi, in tale ambito, è necessario pensare, come in parte è già stato fatto, ad interventi del Garante volti ad assicurare la partecipazione alla vita civile dei soggetti detenuti.
Sommariamente sono questi i compiti del Garante siciliano e di quelli istituiti nel territorio della Repubblica, (solo quattro grandi regioni su venti, alcune province e comuni) i quali, ogni giorno, si scontrano con tutta una serie di problematiche non sempre di facile soluzione ma che, comunque, è necessario affrontare e risolvere.
Quanto detto sia per rispettare il dettato costituzionale e l’Ordinamento Penitenziario, sia per adempiere ai trattati internazionali in materia di detenzione, sia per migliorare la sicurezza della nostra società, che deve assolutamente puntare al recupero, sia per motivi umanitari, sia per motivi economici.
Proprio in virtù delle numerose questioni da prendere in considerazione, i Garanti regionali hanno recentemente intensificato contatti e collaborazioni ed a tal fine è stata istituita la Conferenza nazionale dei Garanti regionali dei diritti dei detenuti.
L’organismo è nato a gennaio di quest’anno, per volontà degli allora unici due Garanti regionali, cioè quello del Lazio e quello della Sicilia, ma successivamente è stata integrata dalla partecipazione del Garante della Campania e, ultimamente, da quello delle Marche.
Nota: in data 27/02/09 è stata approvata la legge n. 14 che autorizza il garante ad accedere negli istituti penitenziari senza autorizzazione preventiva
Sovvenzioni economiche per detenuti
Decreto Regionale del 12 novembre 2008
La Regione Sicilia ha regolamentato, con Decreto dell’Assessore per la cooperazione, il commercio, l’artigianato e la pesca del 12 novembre 2008 , le modalità applicative per la concessione della sovvenzione prevista dalla legge regionale n. 16 del 19 agosto 1999, finalizzata al reinserimento sociale dei detenuti.
La sovvenzione economica a fondo perduto, per avviare o proseguire un’attività di lavoro autonomo professionale ed imprenditoriale in qualsiasi settore, è concessa sulla base della documentazione delle spese sostenute per l’acquisto di attrezzature e materiali necessari all’impresa, o relative al rispetto della normativa sulla sicurezza e le condizioni igienico - sanitarie dei luoghi di lavoro.
Possono accedere alle agevolazioni coloro che al momento della presentazione dell’istanza siano in possesso dei seguenti requisiti:
1) stato di detenzione o di internamento per espiazione di pena, scontata anche in forma alternativa al carcere;
2) aver compiuto la maggiore età; oppure trovarsi nella condizione di minore emancipato autorizzato all’esercizio di attività di impresa;
3) risiedere in Sicilia;
4) essere in possesso di espressa autorizzazione rilasciata dalla direzione dell’istituto penitenziario, (nel caso di detenuto che intenda svolgere l’attività all’esterno del carcere) o dal magistrato di sorveglianza, (nel caso in cui l’attività per la quale si richiede la sovvenzione debba essere svolta all’esterno);
5) avere frequentato un corso di formazione professionale;
6) avere svolto un periodo di apprendistato di durata non inferiore ad un anno;
7) possedere la qualifica relativa all’attività che intende svolgere, anche se acquisita mediante esame di idoneità ai sensi della legge sul collocamento.
L’erogazione del contributo è subordinata alla dichiarazione d’impegno, da parte del beneficiario, a proseguire l’attività per almeno 5 anni.
Il richiedente si può avvalere, per tutte le operazioni inerenti la progettazione e l’avvio dell’attività, di uno o più professionisti segnalati dall’Assessorato. Il compenso per tale servizio viene decurtato dal contributo stesso.
FIRENZE - Progetto
Ascoltare e progettare per il carcere e la città
Un corso di formazione per volontari.
Il Centro Servizi Volontariato Toscana e l’Associazione Pantagruel hanno realizzato, in collaborazione con il Comune di Firenze, l’Ufficio del Garante per i detenuti di Firenze ed altre Associazioni, un corso di formazione per volontari denominato “Ascoltare e progettare per il carcere e la città”.
Il corso , svoltosi dal 26 gennaio al 18 aprile 2009, si è articolato su nove incontri durante i quali sono state affrontate tematiche diverse: la realtà complessa di Sollicciano; i diritti dei detenuti; le alternative al carcere e le risorse della città; la progettazione nel carcere. Particolare attenzione è stata data a quest’ultimo argomento e, quindi, alle iniziative portate avanti dall’ Associazione Pantagruel.
In conclusione dei lavori si è poi fatto il punto sul volontariato in carcere.
Sono intervenuti esperti, operatori, volontari e detenuti che hanno avuto modo di confrontare le rispettive esperienze.
PADOVA - Progetto
Accordo di rete per il reinserimento delle persone detenute
Progetto di partenariato realizzato tra l’Associazione di Volontariato “Granello di senape” e la Caritas Diocesana di Padova.
L’iniziativa è stata finanziata dal Comune di Padova, dal Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Padova e dalla Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo, ed è finalizzata al reinserimento delle persone in esecuzione penale. Intende assicurare, presso la casa di reclusione di Padova, la presenza di un numero adeguato di operatori specializzati, i c.d. agenti di rete, che possano supportare gli educatori negli interventi trattamentali.
Il progetto mira ad implementare le professionalità in grado di intervenire nel complesso sistema dei servizi socio-assistenziali da assicurare alle persone condannate,ed in special modo a quelle che presentano particolari fragilità sul piano psico-sociale, come i tossicodipendenti e gli immigrati.
Una simile esperienza è già in atto da alcuni anni in Lombardia e in Piemonte, Regioni nelle quali - con modalità diverse ma paragonabili - gli Enti Locali promuovono la formazione e quindi l’attività dei cosiddetti “Agenti di Rete” all’interno delle carceri e nel territorio.
Gli “Agenti di Rete” operano nell’ambito delle Aree Pedagogiche con i seguenti compiti:
• attività di informazione e orientamento nei confronti delle persone condannate;
• sostegno per favorire la collaborazione tra le risorse dell’istituto penitenziario e quelle del territorio.
La realizzazione del progetto contribuirà a migliorare l’intervento trattamentale , favorendo la costruzione di buone prassi tra gli operatori.
Osservatorio permanente sulla Giustizia riparativa
Il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta, visti i lusinghieri risultati raggiunti dalla Commissione di studio “Mediazione penale e giustizia riparativa” presieduta dalla dott.ssa Maria Pia Giuffrida, ha conferito alla stessa l’incarico di attivare un Osservatorio permanente per il coordinamento ed il monitoraggio delle esperienze in ambito riparativo.
L’Osservatorio dovrà garantire ogni necessaria attività di indirizzo, consulenza e monitoraggio in ordine a modelli e procedure da utilizzare con associazioni di giustizia riparativa e mediazione penale.
Si riporta la relazione conclusiva dei lavori della predetta Commissione redatta dalla dott.ssa Maria Pia Giuffrida.
RELAZIONE CONCLUSIVA DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE DI STUDIO
“Mediazione Penale e Giustizia riparativa"
La Commissione è stata istituita con DCD del 26 febbraio 2002, con il compito di approfondire la tematica della giustizia riparativa, per elaborare delle ipotesi di lavoro da applicare nella gestione dell’affidamento in prova al servizio sociale, nonché nella prospettiva di dare avvio ad una sperimentazione di Uffici di mediazione penale.
La composizione della Commissione è stata successivamente variata per l’avvicendamento di alcuni membri interni all’Amministrazione o per l’integrazione di alcune figure professionali, rappresentative di tutti i segmenti di questo dipartimento. Un grande contributo è stato dato dai componenti esterni, esperti nella materia, professionisti di elevato spessore scientifico e di grande esperienza nell’ambito di alcuni Uffici di mediazione presenti in Italia.
Il percorso della Commissione di studio si è concluso nel 2008, avendo rilevato che ormai le attività svolte travalicavano gli obiettivi a suo tempo posti dal DCD.
E’ indubbio che l’attività di studio e di approfondimento non può che continuare, trovando occasioni e tavoli di confronto sempre nuovi ed impegnando tutta l’Amministrazione penitenziaria in un rinnovamento culturale che, nella prospettiva di implementare forme di giustizia riparativa, deve avere il coraggio di rilanciare il significato del trattamento in un’ottica pro attiva e responsabilizzante, ricollocando la vittima quale “soggetto di diritti” intoccabili.
1. I lavori della Commissione
La Commissione ha avviato i lavori nell’aprile 2002 producendo alcuni documenti,a suo trasmessi e reperibili sul sito www.giustizia.it e tra cui si richiamano:
- 1. lo studio del maggio 2004 sull’applicazione del paradigma riparativo nell’ambito dell’affidamento in prova al servizio sociale;
- 2. il documento del marzo 2005 “Giustizia riparativa e mediazione penale. Linee di indirizzo sull’applicazione nell’ambito dell’esecuzione penale di condannati adulti”, da cui è scaturita la circolare a firma del Vice Capo del Dipartimento, n. 3601/6051 del 14/06/2005, con l’indicazione di alcune direttive e metodologie tecnico-professionali da applicare nelle sedi periferiche;
- 3. in particolare si dava indicazione agli UEPE di attivare - in attesa di dirimere la questione circa l’applicabilità della “mediazione reo-vittima” nell’ambito dell’esecuzione penale di condannati adulti - delle convenzioni tese alla realizzazione da parte dei condannati di attività riparative a favore della collettività (Community services), da non confondersi con i cosiddetti lavori di pubblica utilità o lavori socialmente utili, come di seguito si chiarirà. Nel novembre 2005 (con la nota n. 0384511 del 7.11.) veniva estesa l’indicazione a definire le suddette convenzioni anche agli Istituti, adattando alle peculiarità della popolazione detenuta il precedente modello di convenzione.
Nel corso dei lavori di studio e di approfondimento della materia risultò chiara l’importanza di contestualizzare ogni ipotesi di applicazione di giustizia riparativa nell’ambito di quanto previsto dal recente regolamento di esecuzione agli artt. 27 e 118. Da ciò nacque un nuovo e più proficuo sviluppo dell’attività della Commissione che, sfuggendo alla indubbia iniziale necessità di dar seguito alla prescrizione di cui al co. 7 dell’art. 47 o.p., prescrizione paradossale rispetto ai requisiti propri di ogni azione riparativa previsti dalle risoluzioni internazionali, ha cercato di definire il ruolo ed il compito degli operatori penitenziari in ordine al supporto da dare al condannato in una riflessione sul reato commesso ed agli eventuali danni inflitti alla parte lesa.Fondamentale sembra in tale prospettiva uscire da una prospettiva reo centrica e retroattiva per muoversi in una prospettiva relazionale che ricollochi la vittima quale soggetto di diritti.
1.1 La formazione
La Commissione ha iniziato a riflettere sul bisogno informativo e formativo degli operatori penitenziari sul paradigma riparativo e, già nel giugno 2004, è stata inviata all’ISSP una proposta di percorso formativo per gli operatori penitenziari sulla materia della giustizia riparativa, con particolare riferimento ai compiti dell’amministrazione ai sensi, per l’appunto, degli artt. 27 e 118 del reg. es.. Tale proposta, che risponde ancor oggi ad una esigenza diffusamente avvertita ed esplicitata dal personale, dovrà essere attualizzata con la necessaria concorrenza dell’Issp e dell’Ufficio competente della DGPF [2].
1.2 I referenti regionali
Nel 2005, con l’obiettivo di diffondere maggiormente una cultura attenta e approfondita sulla giustizia riparativa, sia all'interno delle strutture penitenziarie che all'esterno, concorrendo a creare canali di comunicazione trasversale di tutti gli attori del sistema penitenziario e del sistema territorio, la scrivente - d’intesa con la Direzione Generale Detenuti e Trattamento e la Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna - ha chiesto ai Provveditori di individuare un referente regionale per la materia presso ciascun ambito territoriale (nota n. 0384511 del 7.11.).
Si era ipotizzato che i referenti dovessero inizialmente svolgere un ruolo propulsore nell'avvio, coordinamento, concretizzazione e monitoraggio di tutte le iniziative che si vorranno intraprendere nelle singole realtà territoriali. L’ultima nota del 20 febbraio 2008 (prot. n. 0063966) richiedeva ai Provveditori regionali di confermare le nomine di detti referenti. L’individuazione di tali figure – iniziativa che peraltro trova dei precedenti similari in altri paesi - costituisce a parere della sottoscritta un tentativo importante di creare le premesse per una maggiore diffusione di conoscenza sulla tematica.
1.3 Quesiti
La Commissione ha risposto nel tempo a numerosi quesiti pervenuti sulla materia da Istituti e UEPE del territorio nazionale, cogliendo dalla tipologia delle richieste l’urgenza di attivare una pianificata attività di formazione del personale sulla materia. E’ indubbia l’importanza di incentivare la proposizione all’Osservatorio di tutte le questioni di incerta soluzione o interpretazione, così da consentire la costruzione di un’ampia casistica e di una cultura comune.
2. La tutela delle vittime e le risoluzioni internazionali
Nel convincimento che nel prendere atto e cercare di dar seguito al paradigma riparativo non si può prescindere da una corretta attenzione alle vittime, intesa non solo come atto dovuto da parte di una Amministrazione fino ad oggi “reo-centrica”, ma più in generale, come un dovere da parte dell’Amministrazione della giustizia nel suo insieme rispetto ai diritti delle vittime, la sottoscritta ha intrapreso – sia come coordinatore della commissione, che a titolo individuale (ai sensi dell’ordine di servizio n. 902/2002) - altre iniziative “in favore delle vittima”. In particolare sulla materia della tutela della vittima:
- ha sviluppato uno studio approfondito delle risoluzioni internazionali, pubblicato con un commento sintetico nell’articolo "Verso la giustizia riparativa" (Mediares Semetrale sulla mediazione n. 3/2004):
- ha intrattenuto rapporti di confronto con le diverse associazioni delle vittime, e tra gli altri con il Presidente dell’Associazione strage di Bologna e coordinatore delle Associazione dei familiari delle vittime di stragi mafiose o terroristiche, in ordine ad un confronto sulla materia ed alla congiunta considerazione del disegno di legge sulle vittime esitato dall’Osservatorio sui problemi e sul sostegno delle vittime dei reati a suo tempo istituito presso il Ministero della Giustizia.
“Pena & Territorio”
Notiziario, quadrimestrale, a cura del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Ministero della Giustizia - Ufficio rapporti con le Regioni
Registrazione al Tribunale di Roma n. 433/2004 dell’ 8/11/2004
Editore Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Ministero della Giustizia
Direttore Responsabile Emilio di Somma (Vice Capo Vicario D.A.P.)
Coordinamento redazionale Cinzia Calandrino - (D.A.P.)
Comitato di redazione:
Manuela Ciavatta , Marina Giglioni, Salvatore Roseti (D.A.P.)
Giovanna Spitalieri (Dipartimento Giustizia Minori)
Paola Roselli,Paola Cigarini (Conf. Naz. Volontariato Giustizia)
Regioni: Vincenzo Caserta (Calabria), Claudia Andreoli (Lombardia),
Cinzia Ercolani (Umbria), Luigi Selvatico (Veneto)
manuela.ciavatta@giustizia.it (Largo Luigi Daga, 2 – 00164 Roma – Tel. 06-66591380)
Segreteria del Comitato di redazione
Maria Casaluci, Stefania Borsetti
maria.casaluci@giustizia.it
Collaborano con il Comitato di Redazione i referenti: delle Direzioni Generali e dell’ Ufficio Studi e Ricerche del D.A.P.;
dell’Istituto Superiore Studi Penitenziari; dei Provveditorati
Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria;
delle Regioni: Abruzzo, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Valle d’Aosta
e delle Provincie Autonome Trento e Bolzano
Copertina, impaginazione elettronica, fotocomposizione e stampa a cura della Tipografia Casa Reclusione Spoleto