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"Vale la Pena" - Servizio di accoglienza per le persone in esecuzione penale - Ufficio esecuzione penale - Palermo

Dipartimento Amministrazione Penitenziaria
Ufficio Esecuzione Penale Esterna - PALERMO

PROGETTO “VALE LA PENA”

 

TITOLO DEL PROGETTO: Vale la Pena -Servizio di accoglienza per le persone in esecuzione penale

DURATA DEL PROGETTO: (36 mesi):

LUOGO DI ESECUZIONE DELL’AZIONE PROGETTUALE: Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese di Palermo

Dati anagrafici dell’Ente che presenta il progetto
Nome dell’ Ente: Centro Diaconale “La Noce”- Istituto Valdese
Nome della Direttrice: Dott.ssa Anna Maria Ponente
Indirizzo dell’Ente: Via Giovanni Evangelista di Blasi, 12
Città: Palermo c.a.p. 90135
Telefono 091 - 6817941 Fax 091 - 6820118 E-mail c.d.direzione@lanoce.org

Referente del progetto:
Nome e cognome: Dott.ssa Buccellato Pietra
Ruolo all’interno dell’Ente: Dipendente
Telefono 091 - 6817941 E-mail servizigiustizia@lanoce.org
Data 24.04.2015 Firma Dott.ssa Pietra Buccellato

Dati anagrafici dell’Ente Partner del progetto
Nome dell’ Ente: Ufficio di Esecuzione Penale Esterna
Nome della Direttrice: Dott.ssa Marina Altavilla
Indirizzo dell’Ente: Via Damiani Almeyda, 5/A
Città: Palermo c.a.p. 90141
Telefono: 091 - 34.36.57 Fax 091/348446 E-mail uepe.palermo@giustizia.it

Descrizione della partnership
Ente Capofila: Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese
Ente Partner: Ufficio di Esecuzione Penale Esterna
Sintetica descrizione della partnership: L'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna è un ufficio del Ministero della Giustizia, istituito con la Riforma Penitenziaria ex Legge n. 354 del 26.07.1975.
La Mission è quella di favorire il reinserimento sociale delle persone giudicate definitivamente rispetto al reato commesso e degli imputati, recuperando la dimensione della legalità e contribuendo alla giustizia riparativa alla sicurezza sociale nel rispetto dei principi sanciti dagli art. 27 e art.3 della Costituzione Italiana.
Ha competenza istituzionale per le misure alternative alla detenzione, affidamento in prova al servizio sociale, semilibertà e detenzione domiciliare, e partecipa alle attività di osservazione e trattamento svolte all'interno degli istituti. L'entrata in vigore della Legge 67/2014, conferisce infine all'UEPE competenze istituzionali in ambito di Messa alla Prova. Ha competenza territoriale provinciale.
Gli interlocutori istituzionali dell'UEPE sono i Tribunali di Sorveglianza, gli Uffici di Sorveglianza, le Procure della Repubblica, gli Istituti Penitenziari, Uffici di esecuzione penale esterna, Enti locali e le Forze dell'Ordine.
Nella costruzione del progetto d'inserimento, interagisce con la rete dei servizi socio-assistenziali e socio sanitari territoriali pubblici e privati per anche elaborare progetti di giustizia riparativa e di lavori di Pubblica Utilità. Lo staff organizzativo è costituito da un Dirigente, da Funzionari di servizio sociale, da Psicologi, personale amministrativo e contabile.


Tipologia dell’intervento in favore dei soggetti in esecuzione pena

X interventi di accoglienza abitativa temporanea, inclusione sociale e/o occupazionale realizzati anche mediante lo sviluppo di iniziative di collaborazione con il territorio;

  • interventi mirati al miglioramento della qualità della vita e/o rivolti alla promozione ed alla tutela della salute;
  • interventi di natura istruttivo/formativa e/o mirati alla promozione della cittadinanza attiva;
  • interventi di edilizia penitenziaria finalizzati al miglioramento delle condizioni carcerarie;

Altro X interventi mirati al miglioramento della qualità della vita per reinserimento socio-familiare attraverso il coinvolgimento attivo della famiglia.


Breve sintesi dell’idea progettuale
La presente idea nasce dalla consolidata e fattiva collaborazione tra l’Istituto Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese e l’ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Palermo, che vede da anni impegnati nell’ambito di progetti volti alla inclusione sociale, sanciti nel Protocollo di intesa stipulato fra i suddetti Enti.
La presente proposta progettuale intende rispondere al bisogno di reinserimento e integrazione sociale delle persone in esecuzione penale, e loro familiari, afferenti al territorio palermitano, attivando una rete di servizi che offrano risposte ai diversi bisogni della persona.
Al progetto possono accedere i soggetti in esecuzione penale esterna, per i quali si possa individuare un percorso di reinserimento sociale attraverso l'orientamento, la motivazione o rimotivazione l'accompagnamento al lavoro, o altra attività che garantiscano una progressiva autonomia personale.
L’esecuzione penale, nell’attuale situazione storico-sociale, registra una particolare attenzione alla popolazione carceraria in ordine all’emergenza venutasi a creare dentro gli istituti di pena che risultano in sovraffollamento, non favorendo in tal modo il raggiungimento degli obiettivi e dei principi sanciti dalla Costituzione del Nostro Paese.
Diversi fattori influiscono sul processo di inserimento sociale dei soggetti in esecuzione penale: la tutela della salute, la difficile ricostruzione dei rapporti familiari e dei legami sociali, la ricerca del lavoro, la mancanza di un alloggio. Per il raggiungimento di tali obiettivi occorrerà, quindi, investire adeguate risorse finanziarie in progetti che possano saldare il “dentro” dell’esperienza detentiva con il “fuori” dell’inserimento sociale. Si dovrà avviare un collegamento sinergico con il carcere, per puntare ad un azione di trattamento e di recupero che dovrà iniziare dall’esperienza detentiva, per preparare il soggetto alla fase di reinserimento sociale attraverso la fruizione della misura alternativa. Si rende, dunque, necessaria un’azione di supporto al reinserimento nella società di questa fascia di cittadini svantaggiati, a rischio di cristallizzazione in spazi di marginalità ed emarginazione, che tenga conto di tali problematiche multifattoriali. Lavorare per l'inclusione sociale delle persone sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria richiede una crescente collaborazione tra il sistema dei servizi territoriali, il sistema penale, gli organismi del Terzo Settore, nella consapevolezza che solo uno sforzo integrato e la promozione di solidi partenariati possono orientare verso la definizione di percorsi stabili e duraturi nel tempo, verso una responsabilità condivisa e una partecipazione diffusa nell’azione di tutti i soggetti sociali. Il Centro Diaconale “La Noce” di Palermo da anni impegnato ad accogliere soggetti in esecuzione penale esterna per percorsi di riparazione simbolica del danno e/o di volontariato, vuole offrire un concreto intervento per l’accoglienza abitativa temporanea, l’accompagnamento socio-educativo di persone in esecuzione penale , e percorsi di mediazione e di giustizia riparativa. Il servizio è rivolto anche ai loro familiari, per supportare sia il soggetto portatore di disagio che la sua famiglia, la quale vive, molto spesso in una condizione di isolamento e di marginalizzazione sociale. Il servizio di accoglienza in comunità residenziale, prevede sia accoglienze brevi ed episodiche (in occasione di permessi premio) che accoglienze temporanee (in occasione della fruizione delle misure alternative).
E’ doveroso un processo di osmosi che consenta di intervenire nella consistente “resistenza” culturale rispetto al fenomeno della devianza. In tale prospettiva, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna per la sua competenza istituzionale, si pone come interlocutore naturale in particolar modo in quelle situazioni in cui occorra un intervento di raccordo con i servizi pubblici e con le risorse del privato sociale in specie, quelli preposti all’inserimento lavorativo ed assume un ruolo strategico di primario interesse per l’esecuzione penale esterna e gli interventi in favore di soggetti beneficiari di misure alternative e di messa alla prova.


Analisi dei bisogni e motivazioni dell’idea progettuale
Secondo una recente statistica resa nota dal Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria, la popolazione carceraria ammontava a 64.323 unità a fronte di una capienza di 47.668 posti, con un soprannumero di 16.655 unità. Il paragrafo 76 della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, 8 gennaio 2013, ha affermato che il livello d’abitabilità raccomandato dal C.P.T. (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti) nelle camere di detenzione è di 4 metri quadrati si è di fronte ad una violazione dei diritti dell’uomo ai sensi dell’art. 3 della Convenzione Europea. I provvedimenti legislativi adottati negli ultimi anni, tendono a considerare il sovraffollamento un’emergenza che giustifica misure straordinarie che incidono “a valle” del problema e non sono in grado di rimuovere le cause. La possibilità concreta di successo nella definizione di interventi di accompagnamento e reinserimento sociale, dipende, per molte persone, in particolare quelle socialmente più deboli, dalla possibilità di risolvere innanzitutto il problema abitativo. Dai dati noti che riguardano la popolazione detenuta, sia italiana che straniera, emerge la difficoltà vissuta dai detenuti dimessi sul territorio, di riuscire ad attivare autonomamente azioni positive di reintegrazione sociale, abitativa e lavorativa. La riforma penitenziaria del 1975, regolamentando i principi previsti dall’art. 27 della carta costituzionale, conferisce alla condanna un significato “riabilitativo”: il condannato da oggetto di interventi afflittivi diviene in tale ottica portatore dei diritti costituzionalmente garantiti ad ogni cittadino che diventa soggetto del diritto al trattamento e per esso pertanto va predisposto un trattamento rieducativo che abbia la finalità del reinserimento sociale.
L’opera del reinserimento e del recupero sociale comporta, da parte della società, un processo di responsabilizzazione e di appropriazione e un contestuale impegno a predisporre una serie di interventi che tendano a tale obiettivo.
L’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, (d’ora in avanti UEPE), quale organo periferico del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Ministero della Giustizia), è istituito e regolamentato, appunto, dal nuovo ordinamento penitenziario (O.P.) - legge 26.07.1975 n° 354.
Ha competenza nell’ambito cittadino e provinciale in materia di esecuzioni penali, nell’obiettivo di sostenere il reinserimento sociale di soggetti condannati.
All’interno degli istituti penitenziari nei confronti dei condannati, nell’ambito del trattamento penitenziario che deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto, è predisposta l’osservazione scientifica della personalità ( art.13 0.P.) “per rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale”.
Le competenze dell’UEPE in tale ambito sono di consulenza e di partecipazione all’èquipe trattamentale riferendo in tale sede sulle condizioni socio familiari e lavorative esterne disponibili per il soggetto alla sua dimissione o idonee per l’eventuale ammissione ad una misura alternativa, proponendo progetti di recupero sociale.
L’attenzione del legislatore è inoltre volta ad assicurare ai detenuti e alle loro famiglie azioni di assistenza, al fine di conservare e migliorare la relazione dei soggetti con i familiari e a rimuovere eventuali difficoltà che possono ostacolare il reinserimento sociale (art. 45 O.P. Assistenza alle famiglie).
I condannati ricevono altresì un particolare aiuto nel periodo di tempo che immediatamente precede la loro dimissione per un congruo periodo a questo successivo.
Il definitivo reinserimento nella vita è agevolato da interventi di servizio sociale svolti anche in collaborazione con gli altri enti. ( art. 46 O.P. Assistenza post-penitenziaria)
L’aspetto più innovativo e qualificante della Riforma è stato l’istituzione di misure alternative alla detenzione, quali l’affidamento in prova al servizio sociale, la semilibertà, la detenzione domiciliare.
Con il passare degli anni si è progressivamente affermato l’orientamento ad evitare, per quanto possibile e sulla base della condanna riportata, l’incarcerazione del condannato.
In tale ottica si inserisce la L. 663/86 (cd. Legge Gozzini), che crea un meccanismo che consente a chi è stato condannato di essere ammesso ad una misura alternativa direttamente dallo stato di libertà, senza essere sottoposto, come previsto precedentemente, ad un periodo di osservazione presso un istituto di pena.
La successiva L. 165/1998 (cd. Legge Simeone), amplia la possibilità di accesso al suddetto meccanismo.
Dal 1998 ad oggi l’attenzione legislativa è quindi prevalentemente rivolta ai condannati in stato di libertà, modificando di fatto la “ratio” degli interventi che se prima prevedevano l’impegno di reinserire nella società un condannato già detenuto in carcere, oggi agiscono al fine di non allontanarlo dal contesto familiare e sociale di appartenenza, producendo e reperendo altresì le condizioni necessarie e le risorse, laddove carenti, senza le quali si potrebbe provocare un'esperienza detentiva. L’ Uepe tuttavia interviene non solo nell’ambito di situazioni svantaggiate ove spesso si registra la carenza di risorse da quelle culturali a quelle economiche e sociali in generale, ma anche in contesti culturalmente ed economicamente evoluti con specifiche azioni di giustizia riparativa, lavori di pubblica utilità e percorsi di legalità. L’entrata in vigore della legge 67/2014, conferisce infine all’UEPE competenze istituzionali in ambito di Messa alla Prova, misura destinata a soggetti imputati che attraverso un’attività riparatoria possono ottenere la sospensione del procedimento penale a loro carico.
L’intervento proposto mira da un lato a riparare i rapporti familiari attraverso il potenziamento della propria autostima e della propria individualità e dall’altro a riparare la propria storia personale attraverso il recupero delle proprie capacità, spesso inespresse e sconosciute volte alla costruzione di un personale progetto di vita autonomo e responsabile, che coinvolga il soggetto la propria famiglia e l’intera società per ripristinare il patto sociale rotto dalla violazione della legge.


Obiettivi specifici che si intendono raggiungere e risultati attesi al termine dell’iniziativa progettuale (max 700 parole)

  • costruire e sviluppare la rete locale di accoglienza per le persone sottoposte a procedimenti penali
  • costruire il servizio di accoglienza e potenziare gli interventi di accompagnamento sociale ed educativo per le persone accolte
  • sviluppare le partnership
  • identificazione di eventuali fabbisogni di formazione
  • affiancamento alla ricerca attiva del lavoro
  • avvio di tirocini e borse lavoro in azienda
  • sperimentare la disponibilità da parte dei soggetti di avviare eventuali percorsi di mediazione e giustizia riparativa
  • accompagnamento, presa in carico e mantenimento delle relazioni con la famiglia del soggetto dalla fase di detenzione alla fase di reinserimento sociale
  • potenziamento dell’empowerment e dell’autonomia
  • promuovere una cultura della legaità.
  • sensibilizzare la cittadinanza alla reintegrazione delle persone sottoposte a procedimenti penali secondo il modello riparativo
  • sollecitare la riappropriazione della dignità personale e dell'autoconsapevolezza
  • offrire risorse e occasioni concrete di inserimento lavorativo
  • formulazione di un progetto individualizzato
    Coerentemente con gli obiettivi e in base alla necessità di focalizzare le risorse disponibili, sono state scelte 4 aree d’intervento.
    • Area del reinserimento abitativo
    • Area del reinserimento lavorativo
    • Area della mediazione del conflitto
    • Area di sostegno alla socializzazione

Il progetto individualizzato rivolto ai soggetti in esecuzione penale prevede di raggiungere dei risultati che riguardano i vari ambiti della persona; il progetto deve essere adeguato alla concessione e alla migliore attuazione della misura alternativa, compatibile con la comunità di riferimento e le esigenze di sicurezza sociale.


Indicatori di processo (P)
In riferimento agli strumenti di valutazione del lavoro con le famiglie dei beneficiari, considerate le caratteristiche di complessità che caratterizzano gli interventi stessi, si terranno in considerazione le inevitabili difficoltà dipendenti dalla possibilità di determinare in modo preciso se i cambiamenti osservati nelle famiglie presso le quali si è svolto l'intervento dipendono da esso o da altri fattori che non sono sotto il controllo degli operatori. La qualità di un intervento con la famiglia, non si può infatti, misurare esclusivamente attraverso il numero dei destinatari coinvolti nel progetto, poiché il cambiamento individuale e familiare ha in sé caratteristiche specifiche non tutte classificabili. Si ritiene, tuttavia, necessario proporre qui di seguito alcuni strumenti di valutazione attraverso indicatori concreti che registrino i cambiamenti che si stimolano a livello di processi relazionali e interpersonali. Pertanto, si indicano qui di seguito alcuni indicatori.


Indicatori di processo (P) sostegno alla socializzazione

  1. Capacità di aggancio delle famiglie segnalate dall'èquipe multidisciplinare;
  2. Numero accessi al servizio;
  3. Partecipazione costante alle attività domiciliari e territoriali da parte dell'intero nucleo;
  4. Appropriatezza delle segnalazioni rispetto al target;
  5. Numero di incontri di verifica realizzati dall'èquipe multidisciplinare sul singolo progetto individualizzato;


Indicatori di processo (P) area abitazione

  1. Grado di adattamento al contesto abitativo
  2. Consolidamento di buone prassi d’accoglienza
  3. Congruenza tra gli ingressi e i posti disponibili della struttura


Indicatori di processo (P) area formativo-professionale:

  1. orientamento e primo bilancio delle competenze
  2. redazione del curriculum vitae
  3. identificazione eventuali fabbisogni di formazione
  4. orientamento al mercato del lavoro e introduzione agli strumenti di ricerca
  5. affiancamento alla ricerca attiva del lavoro
  6. preparazione al colloquio in azienda
  7. coinvolgimento attivo in tirocini e borse lavoro in aziende
  8. sensibilità delle aziende alle tematiche del reinserimento di persone con problematiche penali
  9. gradimento dei partecipanti


Indicatori di processo (P) area mediazione conflitto e giustizia riparativa

  1. adesione alle attività di volontariato e riparazione simbolica
  2. accessi concreti di percorsi di mediazione e giustizia riparativa
  3. maggiore richiesta di autoregolamentazione del conflitto

Indicatori di risultato (R) area sostegno socializzazione

α - Raggiungimento del numero di utenti previsto dal progetto;
β - N. interventi personalizzati;
χ - N. presa in carico dei soggetti;
δ - Tempo di presa in carico;
ε - Prosecuzione dell'intervento;
Φ - Raccordo con i soggetti del territorio (Terzo settore, ASP, S.S.P.);
γ - Riproponibilità del progetto (best praticies);
η - Grado di soddisfazione e di accettazione della relazione da parte degli operatori e delle famiglie dei detenuti;
ι - Diminuzione della recidiva, del soggetto rientrato in famiglia;
φ - Grado di collaborazione delle famiglie attorno al progetto di recupero;


Indicatori di risultato (R) area abitazione

  1. Percentuale dei percorsi di autonomia abitativa
  2. Stabilità della permanenza abitativa
  3. Fuoriuscita verso una propria abitazione a conclusione del percorso


Indicatori di risultato (R) area formativo-professionale

  1. Stabilizzazione degli inserimenti lavorativi dei soggetti presi in carico
  2. Acquisizione di competenze professionali
  3. Fuoriuscita da percorsi di esclusione e avvio di percorsi di autonomia sociale e lavorativa


Indicatori di (R) area mediazione conflitto e giustizia riparativa

  1. Percentuale di mediazioni svolte
  2. Calo della recidiva
  3. Percorsi di volontariato o di riparazione simbolica del danno con esito positivo

Breve descrizione delle attività previste dal progetto
Le attività previste riguardano:

  • Co-costruzione di un progetto educativo individualizzato e colloqui di verifica periodica;
  • Partecipazione alla conduzione della vita quotidiana della struttura
  • Affiancamento nella ricerca attiva del lavoro (bilancio di competenza, stesura CV, lettura di giornali per la ricerca lavoro, scouting aziendale)
  • Sviluppo di percorsi di autonomia abitativa
  • Conduzione di gruppi esperenziali
  • Laboratori di genitorialità
  • Creazione di net-work
  • Favorire spazi di socialità coinvolgendo le varie realtà di volontariato presenti nel territorio


Eventuali fattori positivi/ criticità che caratterizzano l’iniziativa progettuale (indicare possibilmente entrambi gli aspetti)
I Fattori di criticità possono essere così delineati:

  • Tutti i possibili elementi di interruzione del percorso di recupero-reinserimento progettato per la persona e sulla persona.
  • Possibilità di fallimento dovuto ad abbandono, a problematiche personali che possono intervenire durante il percorso, alla perdita di motivazione.

I Fattori positivi riguardano:

  • Opportunità di poter preparare e sostenere i contesti di vita del soggetto stesso nel prospettiva del reinserimento sociale.
  • La possibilità di inserire azioni concrete in un percorso complessivo di integrazione sociale della persona, vista nella sua totalità di portatore di bisogni.
  • Divulgazione di buone prassi

 

Programma e cronogramma dell’iniziativa
Fase Obiettivi specifici Attività previste dal progetto Strumenti, metodi e risorse
1 Potenziare la capacità di autogestione, di operatività, di collaborazione delle persone ospitate Co-costruzione di un progetto educativo individualizzato e colloqui di verifica periodica Colloquio educativo
2 Costruzione e/o recupero di relazioni significative Incontri con le famiglie Colloquio psicologici individualizzate e tecniche di animazione di gruppo
3 Ingresso nel circuito lavorativo Accompagnamento nel circuito lavorativo  
4 Sperimentare concreti percorsi di mediazione e giustizia riparativa Incontri di mediazione faccia a faccia Metodo umanistico e narrativo
percorsi di riparazione simbolica Accordi operativi con gli Enti individuati per i percorsi
lavori di pubblica utilità  
5 Sviluppare la maggiore autonomia possibile e autogestione abitativa durante tutto il percorso Attività di tutoraggio Colloquio educativo


Beneficiari (numero soggetti coinvolti e loro caratteristiche)

Beneficiari diretti:

  • Soggetti adulti sottoposti a procedimento penale.

Beneficiari indiretti:

  • Famiglie dei soggetti destinatari dell'intervento
  • Comunità

Risorse professionali coinvolte
N. 1 referente del progetto (pedagogista e criminologo)
N. 1 educatore
N. 1 psicologo (volontario)
N. 1 medico di base dell'Azienda sanitaria locale
Funzionari di servizio sociale dell’UEPE di Palermo


Risorse strutturali coinvolte
N. 5 posti letto
Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese


Ambito territoriale di riferimento
Comune di Palermo


Descrizione del sistema di monitoraggio adottato
I risultati raggiunti dal progetto saranno valutati sulla base dei seguenti indicatori:

  • efficacia interna del progetto, ovvero il raggiungimento degli obiettivi operativi e dei risultati attesi.
  • efficacia esterna del progetto, cioè la capacità di soddisfare i bisogni dei destinatari dell’intervento nel territorio palermitano.
  • efficienza rispetto l’utilizzo delle risorse umane, finanziarie e temporali.

La valutazione sarà effettuata attraverso l’utilizzo di griglie e di strumenti quali questionari, registri e/o verbali delle attività previste. Verrà verificato il grado di soddisfazione dei diversi attori coinvolti.


Palermo, 24 aprile 2015

Ufficio di Esecuzione Penale Esterna
DIRETTRICE
Marina Altavilla

Centro Diaconale “La Noce” Ist. Valdese
DIRETTRICE
Anna Maria Ponente

 


Allegati