ARCHIVIO - Inaugurazione anno giudiziario 2013 - Intervento del ministro Paola Severino alla Corte di appello di Torino

aggiornamento: 26 gennaio 2013

 

Signor Presidente della Corte di Appello,

Signor Procuratore Generale,

Signor rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura,

Autorità tutte,

Signore e Signori,

Prendo la parola in quest’Aula per svolgere alcune considerazioni di sintesi sull’andamento del servizio giustizia.

Desidero rivolgere il mio deferente saluto ed un ringraziamento sentito al Signor Presidente della Repubblica, le cui parole, in materia di giustizia, costituiscono un punto di riferimento irrinunciabile per il Guardasigilli.

Mi fa piacere, poi, rivolgere un ringraziamento speciale ai nostri dirigenti ed a tutto il personale amministrativo che, anche in questo distretto, tra non poche difficoltà, danno prova quotidiana di grande professionalità.

Desidero condividere con tutti voi la preoccupazione per la perdurante drammaticità della situazione carceraria che, anche in questo distretto, fa sentire i suoi effetti.

Non posso non richiamare i dati positivi che le innovazioni legislative hanno fatto registrare: i detenuti in attesa di giudizio sono circa 4.000 in meno; il fenomeno delle porte girevoli si è dimezzato; 8.000 detenuti hanno beneficiato delle misure alternative del “salva carceri”.

Questo conferma che la strada intrapresa è quella giusta. Ma si può e si deve fare di più.

Occorre una strategia fondata su tre pilastri: depenalizzazione, maggiore flessibilità delle misure alternative al carcere, una nuova gestione dell’edilizia carceraria.

E’ per questo che, come ho avuto modo di ripetere più volte, forte rimane il rammarico per la mancata approvazione della delega in materia di  pene detentive non carcerarie e messa alla prova che avrebbe certamente  lasciato un primo, importante, segno nella giusta direzione.

Il mio augurio è, quindi, che il prossimo Governo possa continuare su questa via.

Ho scelto la Corte di Appello di Torino per presenziare alla cerimonia di apertura di un anno giudiziario cruciale per il futuro del sistema giudiziario italiano.

La puntuale relazione svolta dal Presidente della Corte ha confermato la bontà della mia scelta.

Da anni gli uffici giudiziari di questa Corte danno prova di grande efficienza, pur tra mille difficoltà.

In questo distretto dirigenti di prim’ordine hanno saputo elaborare strategie operative e scelte innovative nell’organizzazione giudiziaria che hanno fortemente influenzato l’adozione di riforme importanti come quella che rende cogente il “programma di gestione dei procedimenti civili per la riduzione della loro durata”, oggi imposto dall’art. 37 della legge 111 del del 2011 e, di fatto, ispirato dal c.d. “Programma Strasburgo”. Ne ho richiamato l’importanza nella mia Relazione di ieri presso la Cassazione.

Io stessa nell’agosto scorso ne suggerivo agli altri capi di Corte d’Italia l’adozione, nel rispetto dell’autonomia di ciascuno e delle specificità dei diversi territori.

Anche per questo avevo insistito affinché il Presidente Barbuto accettasse la nomina a componente del Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura pur senza allontanarsi dalla guida di questa Corte. Ho perciò preso atto con rammarico della sua decisione di dedicarsi esclusivamente al suo distretto; decisione che, ovviamente, rispetto ed apprezzo per l’alto senso istituzionale che la contraddistingue.

Del resto, la Banca Mondiale, nel suo rapporto Doing Business sull’Italia, dopo aver esaminato un campione delle principali sedi giudiziarie, con riferimento alla durata della cause civili, ha indicato proprio nel Tribunale di Torino la piazza migliore.

Il Tribunale, egregiamente guidato dal Presidente Panzani, si distingue impiegando, in media, 648 giorni per risolvere una controversia commerciale in primo grado (contro, ad es., gli 860 giorni di Milano, i 1.081 di Catanzaro e 1.452 di Bari).

La Banca Mondiale ha stimato che se tutti i Tribunali d’Italia avessero le stesse performance di Torino, dal poco onorevole 160° posto (su 185) che attualmente occupiamo nel ranking mondiale, risaliremmo di 37 posizioni per arrivare al 123° posto.

Ma questa è anche la Corte di Appello prescelta per l’attività di sperimentazione delle notifiche telematiche penali; una fondamentale innovazione per il recupero dell’efficienza del processo penale.

Innovazione che ben si sposa con la frontiera più avanzata d’Italia nell’elaborazione giurisprudenziale in materia di tutela delle condizioni di lavoro e dell’ambiente, materia in cui eccelle la magistratura sia requirente che giudicante di questo distretto, per antica tradizione costantemente rinnovata.

Dal 1° ottobre 2012  le notifiche telematiche penali hanno pieno valore legale presso il Tribunale e la Procura di Torino, permettendo di notificare in tempi rapidi e con notevoli risparmi di spesa le notifiche in importanti processi [quale quello c.d. “Eternit”, con circa 6.000 persone offese costituitesi parte civile, le cui notifiche telematiche sono andate tutte a buon fine].

Di questo risultato sono qui, oggi, a darvi pubblicamente atto nella consapevolezza che le riforme non si reggono soltanto sulle norme che le introducono, ma soprattutto sulla capacità operativa di darvi concreta e positiva attuazione.

Sono qui, inoltre, perché mi è sembrato doveroso dare un segno di attenzione al distretto maggiormente inciso dalla riforma della geografia giudiziaria, un intervento di imponenti proporzioni, cui ha fatto seguito la predisposizione della nuova pianta organica dei magistrati addetti agli uffici di primo grado.

Proprio in questa prospettiva, attendiamo con fiducia nelle prossime settimane il parere del Consiglio Superiore della Magistratura sulla nuova distribuzione degli organici, disponibili ad operare tutte le correzioni che vorrà suggerire, a conferma del rinnovato clima di autentica leale collaborazione che ha contraddistinto l’intero mio mandato.

Per dare un più ampio margine di valutazione al Consiglio Superiore, nella proposta di riallocazione delle risorse non si è proceduto ad assegnare 88 magistrati giudicanti e 32 magistrati requirenti, che ben potranno essere destinati a specifiche esigenze organizzative, secondo il parere che proverrà dall’organo di autogoverno e di cui si terrà la massima considerazione.

Gioverà certamente alla riforma anche la politica di nuove assunzioni di magistrati che, ad oggi, grazie agli ultimi due concorsi, riduce la vacanza teorica a sole 494 unità (a fronte delle oltre 1.200 registrate in precedenza).

So bene che saranno processi “faticosi”, spesso dolorosi per i singoli territori e che la “nuova carta giudiziaria del paese” ha suscitato, insieme al plauso per una riforma - da molti definita epocale -  anche numerose critiche.

In questa sede tali questioni sono state affrontate con spirito propositivo e collaborativo, con osservazioni sempre attinenti al merito delle decisioni prese, senza sconfinamenti in polemiche localistiche.

Anche di questa sensibilità istituzionale desidero darvi atto con la mia presenza.

Sul piano della normazione, sia primaria che secondaria, l’impegno del Governo per l’ammodernamento del sistema giudiziario è stato intenso.

L’avvio del Tribunale delle imprese vedrà la sede torinese in prima linea per qualità e quantità di contenzioso.

Particolare attenzione è stata prestata, nell’ottica di un recupero di competitività, alla riforma degli ordinamenti professionali.

Ho ascoltato con soddisfazione le positive valutazioni del Presidente della Corte sul filtro in appello; anche la riforma della legge Pinto dovrebbe contribuire a deflazionare una domanda di giustizia patologica.

Un ulteriore recupero di efficienza del processo civile si attende da una maggiore digitalizzazione degli uffici giudiziari, anche grazie agli stanziamenti previsti dalla legge di stabilità che serviranno ad ampliare e rendere più affidabili le infrastrutture digitali.

Da tali innovazioni potrà derivare un’ulteriore accelerazione del trend, già segnalato lo scorso anno, di progressiva riduzione delle pendenze.

Nel settore penale desidero ricordare l’introduzione della Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti, che rende trasparenti e certe, anche ai familiari dei ristretti, le regole della detenzione.

In una sede notoriamente impegnata nell’azione di contrasto ai crimini dei c.d. colletti bianchi, non posso esimermi dal far cenno alla approvazione delle disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione.

Si è rafforzata l’efficacia e l’effettività delle misure di contrasto alla corruzione con l’inasprimento del trattamento sanzionatorio, la ridefinizione dei delitti di corruzione e dei rapporti tra concussione e corruzione, nonché l’inserimento delle fattispecie di traffico di influenze illecite e corruzione tra privati.

Sono consapevole che le nuove norme hanno suscitato un vivace dibattito, ma rimango convinta che la nuova disciplina costituisce un sicuro passo in avanti, anche sul piano della credibilità internazionale del nostro Paese. Sono inoltre confortata dalle prime pronunzie della Cassazione in materia di continuità e razionalità delle nuove formulazioni.

Non meno rilevante, anche sotto il profilo dell’adempimento ad obblighi internazionali,  la ratifica della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale e la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

L’impegno del Governo e mio personale ha riguardato anche l’azione finalizzata al contenimento ed alla razionalizzazione della spesa, nell’ambito della spending review. Si tratta di un’azione che, per la parte che più coinvolge l’attività giurisdizionale, abbiamo inteso condividere con gli uffici giudiziari maggiormente attrezzati ed attenti.

Non è certo casuale che, con riferimento alla prossima gara unica nazionale per i servizi tecnici in materia di intercettazioni - dalla quale ci aspettiamo grandi risparmi di spese ed un forte recupero di efficienza -,  la Procura di Torino sia stata coinvolta nel Gruppo di Lavoro appositamente istituito presso il Ministero.

Non meno decisiva la previsione di costi standard e di un budget prefissato per i rimborsi ai Comuni per il mantenimento delle strutture giudiziarie, in modo da armonizzare e ridurre tale rilevante voce di spesa per i c.d. consumi intermedi.

Anche questi provvedimenti – e molto altri che non cito per brevità -  valgono a caratterizzare l’impegno del Governo nell’azione di contrasto allo spreco delle pubbliche risorse.

Al termine di queste mie considerazioni ritengo si possa serenamente affermare che il Governo di cui mi onoro di far parte ha dimostrato di voler affrontare il tema delle necessarie riforme della giustizia con una precisa strategia, finalizzata all’innovazione organizzativa, sorretta da importanti riforme strutturali.

Si tratta di un percorso arduo, ancora da completare, che richiede l’impegno di tutti i protagonisti del “pianeta giustizia”.

Un percorso questo in cui questa Corte d’Appello potrà continuare a dare un contributo particolare, facendo affidamento sul vostro impegno e sulla vostra efficienza, fattori umani essenziali che fanno di questo distretto un punto di riferimento nazionale ed un esempio da emulare.

Vi ringrazio.

Paola Severino
Ministro della Giustizia