Intervento della ministra della Giustizia Marta Cartabia alla IIIª commemorazione delle vittime del Ponte Morandi a Genova - 14 agosto 2021

aggiornamento: 14 agosto 2021

 

Genova - Radura della Memoria - Per non dimenticare il 14 agosto 2018

 

 

Saluto tutte le autorità civili e religiose, tutta la società civile, ma soprattutto permettetemi di rivolgere un saluto commosso e partecipe - anche a nome del Governo e del Presidente del Consiglio - soprattutto ai familiari delle 43 persone che qui tre anni fa trovarono la morte nello sconcerto di tutto il paese.

Erano interi nuclei familiari, erano gruppi di amici, erano lavoratori.

Il dolore che ho visto coi miei occhi questa mattina, inestinguibile, di chi li amava, di chi li ama, è memoria vivente.

Sono qui, siamo qui per incontrare anzitutto loro, per incontrare i loro occhi che sono memoria vivente.

Poco fa, lo abbiamo ricordato tutti, sono stati avviati simbolicamente i lavori per la costruzione del memoriale. Un monumento. Questa parola, nella sua radice etimologica, dice di qualcosa che è voluto per ricordare e fissare nella memoria la gravità di quanto è accaduto. Ma monumento ha dentro di sé anche un'altra radice, è la radice della parola ammonire, monito, perché ciò che è accaduto non abbia mai più a ripetersi, come ha detto il sindaco.

Non possiamo e non vogliamo dimenticare.

Ho sentito le vostre testimonianze, ho letto le parole di tante madri, le ho incontrate Questa mattina ho guardato nei loro occhi.

Sono qui da madre, per sentire anch'io sulla mia pelle lo strazio di quelle madri per cui il tempo si è fermato a 3 anni fa per la perdita di un figlio.

“La memoria è una passione che si ripete nel tempo”, diceva Cesare Pavese. La memoria che oggi celebriamo rinnova in ciascuno di noi il dolore, il patire, la passione appunto di allora. Ma per quanto sia doloroso far memoria qui a Genova è un’esigenza collettiva, per Genova, per la Liguria e per tutto il paese.

Un legame speciale da quel 14 agosto 2018 mi conduce qui. Sono venuta qui nel primo anniversario della tragedia.

L'anno successivo avevo l'onore di presiedere la Corte Costituzionale quando ha respinto le censure di incostituzionalità del “decreto Genova”, con il quale il governo ha consentito la tempestiva ricostruzione del ponte, alla cui inaugurazione ho avuto il privilegio di assistere.

Ritornare ora da ministra della Giustizia, al cospetto delle vittime, significa rinnovare l'impegno per garantire ogni supporto perché il loro bisogno di giustizia, il nostro bisogno di giustizia, trovi piena e tempestiva risposta.

La trovi in tempi brevi, come giustamente ha sottolineato in questi giorni Egle Possetti, che ascolteremo tra poco.

Nelle ultime settimane so che è stata per voi, e per tutta la città, fonte di preoccupazione l'opinione, del tutto destituita di fondamento, per cui la riforma del processo penale, approvata dalla Camera, potrebbe frustrare la vostra bruciante domanda di verità e Giustizia.

L'ho detto più volte e voglio ripeterlo qui davanti a voi, senza possibilità di equivoci: non c'è mai, mai stato alcun rischio per il processo sul crollo del ponte Morandi.

Anzi, avendo ascoltato le vostre parole questa mattina, avendo incontrato molte di voi, c'è un pensiero che non posso tacere. Bisognerebbe riflettere più di una volta prima di diffondere opinioni che gettano allarme e che gravano di un ulteriore peso chi già porta un così grande dolore.

Basterebbe leggere il testo della riforma e non serve un giurista, per verificare che è una riforma che si applica ai reati successivi al primo gennaio 2020, ma questo sarebbe poco.

Non solo il processo del Ponte Morandi, ma anche tutti i processi che riguardano altri gravi disastri o qualunque altra vicenda umana, debbono essere portati a termine.

Il governo ha lavorato su questa riforma per i tempi della giustizia, per assicurare un accertamento tempestivo di tutte le responsabilità, non per stroncare il lavoro dei Giudici.

Permettetemi una parola in più su questo: l'improcedibilità, che tanta preoccupazione ha destato in molti opinionisti, prevista solo in Appello e Cassazione, è solo una extrema ratio.

La riforma prevede un insieme di interventi molto più articolati e complessi, volti a sollecitare la conclusione delle varie fasi del processo in tempi ragionevoli.

Credetemi, non potrei essere qui, non potrei guardare negli occhi, gli occhi della memoria - come direbbe Fabrizio De Andrè - gli occhi di chi sta patendo un così profondo dolore, se non potessi confutare con certezza le voci che sono state per molti di voi un tale motivo di preoccupazione.

Tempi brevi, chiedete giustamente per l'accertamento delle responsabilità, e avete ragione a chiederlo.

Che risposta di giustizia sarebbe quella che arriva ad anni ed anni di distanza? Sul crollo del ponte la magistratura genovese ha fatto un lavoro straordinario, sta portando avanti un lavoro davvero complesso e difficile.

Mi rivolgo agli uffici giudiziari Genovesi, per dire loro di poter contare sul supporto del Ministero per ciò che è di mia competenza.

Ricordo che stiamo per immettere, in modo massiccio, nuovo personale, nuove risorse, per poter arrivare alla fine del processo presto e bene ovunque.

In questo incarico che sto svolgendo, e nel mio lavoro di studiosa prima, di presidente della Corte Costituzionale e di giudice costituzionale, si è radicato in me un convincimento: occorre sempre, di fronte a fatti come questi, una chiara parola di giustizia e occorre che questa parola di giustizia giunga presto.

La giustizia in cui credo, per la quale lavoro, è sempre e solo una giustizia dal volto umano, è una giustizia che guarda sempre alle persone. Alle persone che sono dietro ogni fatto e che hanno subito gli effetti di un’offesa così grave.

È una giustizia che guarda sempre alla persona. E per questo, tra l’altro, ho fortemente voluto che all’interno della riforma fosse riconosciuto un adeguato status alle vittime del reato. Si tratta di una novità nel nostro ordinamento, che è ben nota a livello europeo e internazionale, e che vede nel processo penale un luogo in cui la vittima cerca risposte al suo bisogno di giustizia, cerca attenzione e riparazione per l’offesa subita.

Dal baratro di Genova, dal baratro di quel 14 agosto, usciremo se contribuiremo a una cultura nuova come è già stato detto, una cultura della sicurezza in cui nessun adempimento richiesto possa essere barattato per incuria, trascuratezza, o, peggio, per ragioni di lucro.

In quella mattinata di pioggia torrenziale di tre anni fa sono morte anche tante persone che stavano lavorando.

Permettetemi allora di rivolgere loro un ultimo pensiero, a loro e alle troppe vittime del lavoro, perché non abbia mai a spezzarsi, come è stato detto in questi giorni, “l’equilibrio tra lavoro e salute, sicurezza e profitto”.

La tragedia di Genova sia un monito per tutti e in particolare per chi ogni giorno deve assumersi delle responsabilità e deve compiere delle scelte.

Non dimentichiamoci questo memoriale. Sia un monito per non dimenticarci che dietro ogni regola di sicurezza c'è una persona, c'è la vita di una persona che merita il più assoluto rispetto.

Grazie