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Fabio Fasani, Terrorismo islamico e Giustizia penale, Pavia, Cooperativa Libraria Universitaria, 2014

copertina di Fasani, Terrorismo islamico

16 marzo 2015

 collocazione:  DEP. 400 03690

 

Il volume risponde alla domanda su quale possa essere la più efficace repressione penale del terrorismo di matrice islamica, che non rinunci però a tutelare i diritti fondamentali dei singoli. Preliminare è l'analisi sociologico-criminale: destrutturata nelle sue componenti la fisionomia del fenomeno, non coincidente con una semplice associazione a delinquere con finalità di terrorismo, vengono quindi confrontati il modello statunitense di repressione, più estremo e meno garantista, e quello europeo,  che non intende valicare i limiti del consolidato diritto penale. Poiché quest'ultimo è giudicato il solo idoneo a contrastare il jihadismo violento, deve essere sottoposto a revisione critica, nei suoi fondamenti teorici e nella giurisprudenza, il reato associativo (in Italia, art. 270-bis c. p. ). Ne è emersa l'inadeguatezza delle letture consolidate alle peculiarità dimostrate dal nuovo terrorismo islamico, che può avere strutture cellulari e addirittura nuclei "dormienti". Si impongono così nuovi orizzonti, che vengono ricercati innanzi tutto in altri ordinamenti, come quello spagnolo. Ripercorse (e parimenti criticate) le scelte del legislatore iberico, il saggio analizza le fattispecie anti-terroristiche diverse dal reato associativo (in Italia, art. 270-quater e 270-quinquies,  contro l'arruolamento e l'addestramento di neo-terroristi), rimarcando i rischi di una dilatazione delle previsioni di reato, a carico di qualunque soggetto in qualche modo connesso alle strutture organicamente terroriste.

A conclusione di dense riflessioni dogmatiche e di politica criminale, sono prospettate alcune soluzioni normative per la prevenzione e il controllo del fenomeno, sempre rispettose delle libertà dei cittadini.