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Daniele Granara, La cultura degli usi civici. Un fenomeno globale, Aracne, 2020

Copertina di Granara, Usi civici, 2020

19 gennaio 2021

collocazione:  MAG.  300   43556

Un filo ideale collega il volume a quel classico che è Un altro modo di possedere, il libro di Paolo Grossi pubblicato nel 1977 e riedito quaranta anni dopo a conferma della perdurante attualità, pur nei confini delineati dal suo autore. A quest’opera si riallaccia, confermando l’intuizione del Maestro, in un momento in cui si è fatta più pressante la minaccia ai valori ambientali e paesistici. L’analisi degli istituti riconducibili ai domini collettivi è svolta sia sul piano pubblicistico, attraverso l’evoluzione della giurisprudenza costituzionale che ha segnato le tappe del loro riconoscimento, che sul piano privatistico e comparato. L’A. prende in esame i domini collettivi esistenti in Italia e ci guida nella ricostruzione del loro regime, che affonda le radici nelle consuetudini dei popoli preesistenti all’insediamento romano, come le ‘Regole ampezzane’ nel nord d’Italia o il ‘Tarantino’ in terra d’Otranto. Tali domini hanno esercitato nel tempo una funzione sociale di sostegno alle comunità ed hanno presidiato il territorio, contribuendo alla sua salvaguardia. Dal 2017 la legge n. 168 riconosce i domini collettivi come “ordinamento giuridico primario delle comunità originarie”, fonte primaria non legislativa sullo stesso piano formale delle fonti legislative, subordinata solo alla Costituzione, che all’articolo 2 riconosce e tutela le formazioni sociali come  elementi fondamentali per lo sviluppo delle collettività locali. L’analisi spazia oltralpe e individua altri istituti riconducibili alle proprietà collettive, testimonianze dell’uso comunitario del territorio, diffuso tra i popoli europei e che la tradizione romanistica ha accantonato in favore della proprietà privata. Oggi, conclude l’A., gli usi civici possono esercitare una funzione importante nella prospettiva di una più forte coesione europea: lungi dall’essere “anticaglie giuridiche” (Grossi) e dall’aver perso vitalità nell’epoca della globalizzazione, possono ancora svolgere un ruolo attivo per l’apporto determinante nei confronti della tutela ambientale, così severamente messa a repentaglio.