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aggiornamento: 24 febbraio 2020

Storia e patrimonio librario

Gli esordi

Le origini della biblioteca  vanno individuate nel nucleo di materiale librario della Cancelleria del Regno di Sardegna e nei fondi risultanti dalle devoluzioni delle biblioteche ecclesiastiche dopo la soppressione delle corporazioni religiose da parte dello Stato italiano, fondi che furono incamerati nei successivi trasferimenti da Torino a Firenze e infine a Roma.

Risalgono probabilmente a questa fase diverse collezioni di pregio, tra le quali: tre incunaboli¹; alcune edizioni aldine, giuntine e bodoniane; un fondo miscellaneo di manoscritti; una raccolta di sentenze, in prevalenza manoscritte, del Tribunale della Sacra Rota²; una collezione di atti normativi degli Stati preunitari.

A Roma, dopo una breve permanenza a Palazzo di Firenze, la biblioteca si trasferisce negli anni Trenta nella nuova sede del Ministero della giustizia progettata da Piacentini a via Arenula, dove rimane fino al 1995.

Nella capitale, la biblioteca consolida e accresce le raccolte grazie alla normativa sul deposito obbligatorio degli stampati, che, almeno a partire dal 1885, garantisce l'afflusso di materiale librario relativo alle scienze giuridiche e sociali e proveniente dagli uffici del Pubblico Ministero.

Sono gli anni in cui si costituiscono anche le collezioni della Biblioteca nazionale di Roma presso il Collegio Romano. Tra le due istituzioni si realizza una sorta di coordinamento, con l'invio da parte della Nazionale dei suoi duplicati e la spedizione delle copie d'obbligo non trattenute dalla biblioteca.

Provengono da questo canale numerosi libri antichi, tra i quali quelli della biblioteca del Collegio Romano dei Gesuiti, delle biblioteche di sant'Andrea della Valle, di Santa Maria in Traspontina, di San Francesco, di Santa Maria Maddalena Domus, del convento di S. Maria sopra Minerva e del Monastero dei Girolamini presso la Chiesa di sant'Onofrio.

Nel 1898 la biblioteca è operativa: un Regolamento interno consente l'apertura al pubblico, limitata nel 1912 all'utenza interna e a magistrati, avvocati e procuratori legali.

Finora genericamente indicata, nel 1939 la biblioteca acquisisce la denominazione attuale di Biblioteca centrale giuridica; il provvedimento, che si iscrive in una generale riorganizzazione degli uffici ministeriali, segue di pochi mesi l'emanazione della legge 2 febbraio 1939, n. 374 che con successive modificazioni ha di fatto disciplinato il deposito legale fino al 2004.

Un ruolo di rilievo è ora assegnato alla Centrale giuridica, destinataria delle copie inviate attraverso le procure: l'intera produzione editoriale italiana transita in biblioteca, dove si effettua la scelta del materiale da acquisire e si inoltra il materiale restante ad enti in convenzione.

Negli anni a seguire, mutato il contesto storico, la funzione attribuita agli uffici giudiziari di controllo sulla stampa si svuota di significato per trasformarsi nel determinante fattore di sviluppo di una collezione altamente specializzata.

Maturano i tempi anche per una riflessione sulle finalità della Biblioteca, con l'esigenza di avviare il potenziamento dei servizi di quella che non si configura più solo come una biblioteca amministrativa ad uso di servizio interno, ma come una istituzione di notevoli dimensioni e acquisito rilievo, una sorta di archivio nazionale delle pubblicazioni giuridiche.
 

Una biblioteca a statuto speciale

Negli anni '90 l'accresciuta consapevolezza delle potenzialità della Biblioteca rende possibile il salto di qualità: la Biblioteca realizza l'informatizzazione delle procedure gestionali; di lì a poco lascia i locali divenuti angusti del Ministero e si trasferisce nella nuova sede, al Palazzo della Corte di Cassazione di piazza Cavour, dove nel 1996 riapre al pubblico con una veste rinnovata, servizi interamente riorganizzati, ampie sale di consultazione e un deposito librario adeguato.

La forte valenza di fruizione pubblica dell'operazione è sottolineata dall'adesione alla rete del Servizio Bibliotecario Nazionale (S.B.N.) con la costituzione del Polo giuridico, formato da biblioteche affini per tipologia e patrimonio, ed è sostenuta dall'affluenza costante di utenti che provengono dal mondo delle professioni legali e dalle università.

Nel 2006 la riforma della normativa sul deposito legale conferma il ruolo della biblioteca come istituto depositario delle pubblicazioni attinenti alla materia giuridica (artt. 12 e 32 del D.P.R. 3 maggio 2006, n. 252); è un significativo riconoscimento della rilevanza culturale delle collezioni e del ruolo svolto dalla biblioteca in un campo di forte interesse per la collettività.

Con uguale attenzione la Biblioteca persegue gli obiettivi legati alle sue finalità istituzionali attraverso il potenziamento dei servizi di document delivery per gli uffici giudiziari periferici ed il coordinamento del progetto di automazione delle biblioteche di Corte d'Appello. Attualmente sono 16 le Biblioteche dell'Amministrazione giudiziaria collegate al Polo giuridico con l'obiettivo di realizzare progressivamente l'integrazione dei servizi di rete e la condivisione delle risorse documentarie per offrire un servizio migliore al sistema giustizia.

Con gli strumenti di cui si è dotata negli scorsi anni – un nuovo Regolamento (2006), la Carta dei servizi (2006), la Carta delle collezioni (2008) – ma più ancora nella pratica quotidiana, la Biblioteca è impegnata a soddisfare le richieste che provengono dalle diverse comunità di utenti.

 

Il patrimonio librario

Grazie alla normativa sul deposito legale, riformata dalla legge 106/2004 e dal Regolamento attuativo 252/2006, la Biblioteca Centrale Giuridica documenta, a partire dal 1880, tutta la produzione giuridica nazionale.

Si tratta di circa 200.000 volumi e 5.360 periodici (1.964 correnti e 3.379 cessati), nonché 160 opere in formato elettronico. Il fondo antico, di circa 3.800 unità, annovera 3 incunaboli, numerose edizioni giuntine del Corpus giustinianeo, una cospicua serie di Decisiones del Tribunale della Sacra Rota e diversi Statuti comunali italiani, per lo più del XVI sec., oltre 200 cinquecentine e circa 950 opere del XVI-XVII sec., nonché 300 edizioni del periodo compreso tra il 1800 e il 1830, al quale risalgono anche alcuni manoscritti.

Di questo patrimonio fa parte anche un cospicuo settore di letteratura grigia (dattiloscritti non pubblicati) che documenta il lavoro delle Commissioni ministeriali nel processo di codificazione nazionale e nella progettazione di importanti riforme giuridiche, comprese quelle riguardanti l’ordinamento giudiziario, nonché diverse raccolte  di documentazione varia, compilate dal Ministero per fini di studio e di comparazione giuridica. Questa sezione, in corso di trattamento, costituisce un innegabile valore documentario per tutti coloro che abbiano interesse a  ricostruire la storia dell’attività e dell’indirizzo politico dell’amministrazione giudiziaria.

Ormai all’intero patrimonio, eccetto manoscritti e grandi formati, si accede dalla nuova piattaforma.

Note:
1.
Decretales di Gregorio IX, edizione miniata del 1474 (I.G.I., Indice Generale degli Incunaboli 4453); Statuti di Verona del 1475 (I.G.I. 10247); Statuti di Piacenza del 1485 (I.G.I. 7837).
2. La raccolta delle Decisiones Romanae Rotae si compone di circa 200 volumi manoscritti, dal 1586 al 1796, e di 109 volumi a stampa, dal 1800 al 1859.