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Circolare 28 dicembre 2006 - Linee guida - Modello organizzativo ed operativo del servizio tecnico dei Centri per la Giustizia Minorile

28 dicembre 2006

DIPARTIMENTO GIUSTIZIA MINORILE
Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari
UFFICIO I

Protocollo n.37326

INDICE

PREMESSA
RIFERIMENTI NORMATIVI
1. OBIETTIVI
2. DIMENSIONE ORGANIZZATIVA

2.1 Modello organizzativo-operativo
2.2 Gruppo di Lavoro Interservizi
2.3 Organizzazione per funzioni

2.3.a) Funzione di staff al Direttore del Centro Giustizia Minorile

Interazione e modalità di collaborazione con gli altri due Servizi del Centro
Orario di servizio

2.3.b) Ruolo di servizio ai Servizi Minorili

3. AREE DI ATTIVITÀ

3.1 Area adolescenti

Contesto della formazione scolastica
Contesto delle risorse formative e lavorative
Contesto della salute
Contesto dei collocamenti in comunità
Contesto della giustizia riparativa
Risorse per le attività socialmente utili
Attività di mediazione penale
Contesto della continuità trattamentale – giovani adulti
Area dell’utenza di particolare problematicità

3.2 Area rapporti con la comunità territoriale

Collegamento con l’Autorità Giudiziaria minorile
Collegamenti interistituzionali: cura dei rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Volontariato - protocolli d’intesa e accordi operativi

3.3 Area progettualità

Progetti locali finanziati con fondi della Comunità Europea
Progetti locali finanziati da specifiche normative nazionali e regionali

3.4 Area programmazione annuale e verifica

3.4 a) Programmazione generale
3.4 b) Elaborazione del documento di programmazione
3.4 c) Elaborazione del documento di verifica di programmazione

3.5 Area studi, documentazione, ricerca

3.5 a) Documentazione e dati statistici
3.5 b) Collaborazione con le Università, le Agenzie formative esterne all’Amministrazione della Giustizia Minorile e con gli Istituti di ricerca pubblici e privati

3.6. Area rapporti con i mass-media, nuovi fenomeni adolescenziali e tutela della privacy dell’utente

4. ATTUAZIONE LINEE-GUIDA

PREMESSA

L’istituzione del Servizio Tecnico (S.T.) presso i Centri per la Giustizia Minorile (C.G.M.) risale al 1986, secondo quanto previsto dal D.P.R. 1538/55 che già conteneva, nell’ambito delle funzioni attribuite al Direttore del Centro (art. 3), una serie di attività connesse a quelle dei Servizi Minorili (SS.MM.) dipendenti.
In seguito, il Decreto Ministeriale del 23 ottobre 1989 ne ha definito l’ambito operativo.
Il S.T., nonostante le diversità legate alle variabili di contesto, nel corso del tempo ha sviluppato una propria “identità” tale da rendere sempre più significativo il contributo tecnico-professionale del suo mandato. Ed è stata più volte sottolineata l’esigenza di non appiattire la sua attività in funzioni prettamente esecutive ma piuttosto di valorizzarne le potenzialità.
Con queste linee-guida si riconosce la necessità che il S.T. si connoti sempre più come “servizio” al fine di attivare quei processi di responsabilizzazione finalizzati alla ottimizzazione dell’operatività nel quadro delle linee di indirizzo politico e programmatico.
Il S.T. nei confronti della Direzione del Centro svolge un ruolo di facilitatore della comunicazione sia all’interno del Sistema che al suo esterno, per agevolare il passaggio dal modello “burocratico” ad un modello di “servizio” verso il quale la Pubblica Amministrazione è orientata.
Al riguardo, va infatti sottolineato come i cambiamenti intervenuti a livello legislativo a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione abbiano mutato l’assetto amministrativo dello Stato con le relative ricadute sul piano operativo, attribuendo competenze e responsabilità sempre maggiori alle Regioni e agli Enti Locali secondo un principio di decentramento delle politiche socio-assistenziali e sanitarie.
Anche la Legge 328/2000 infatti prefigura interventi che coinvolgono tutte le Istituzioni presenti sul territorio attraverso la programmazione di Piani regionali e Piani di Zona.
In tale prospettiva, le Direzioni dei Centri per la Giustizia Minorile assumono un ruolo sempre più centrale rispetto alle attività di programmazione, di progettazione, di costruzione di progettualità integrate con le istituzioni locali. Conseguentemente aumenta la complessità del lavoro del S.T. in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi.
Gli interventi da attuare prevedono una capacità sempre maggiore di promuovere iniziative di rete sia con le risorse istituzionali locali, sia con le agenzie e le associazioni del privato sociale.
Funzioni, spazio ed assetto del S.T. restano da considerarsi una scelta importante dell’Amministrazione basata su modelli di lavoro di gruppo, di responsabilizzazione delle unità operative, di decentramento di aree funzionali, di efficienza ed efficacia del Sistema Minorile nel suo complesso.

RIFERIMENTI NORMATIVI

  • Decreto Ministeriale istitutivo del Servizio Tecnico n.850039 del 25 gennaio 1986 composto da tre articoli:
    • art. 1., ambito di istituzione del Servizio;
    • art. 2., attribuzione del personale dei ruoli minorili e previsione della collaborazione di consulenti;
    • art. 3., definizione dei compiti del Servizio.
  • Decreto Legislativo 272/89:
    • l’articolo 7 individua la nuova denominazione dei C.G.M. con competenze regionali, stabilendone, al comma 4, le “funzioni tecniche, di programmazione, di coordinamento dell’attività dei Servizi e di collegamento con gli Enti Locali”.
  • Decreto Ministeriale n. 365065 del 23 ottobre 1989:
    • determina l’organizzazione dei C.G.M. in tre Servizi: “Servizio Segreteria”, “Servizio Tecnico”, “Servizio Amministrazione, Contabilità, Edilizia”, individuandone le relative competenze.
  • Decreto Ministeriale n.15784 dell’ 11 maggio 2006:
    • determina la ripartizione del contingente di personale, come previsto nel D.P.C.M. del 14/11/05, nelle singole figure professionali nello ambito delle strutture in cui si articola il Dipartimento per la Giustizia Minorile (D.G.M.).

1. OBIETTIVI

Il ruolo attribuito in questi anni al S.T. si può individuare nella ricerca e costruzione di interconnessioni interne ed esterne all’Amministrazione finalizzate ad intervenire sulla riduzione del fenomeno della devianza minorile e sulla promozione della legalità, sia attraverso il contributo tecnico-professionale alle risposte istituzionali, sia attraverso la costruzione di interventi, progettualità ed esperienze contestualizzate territorialmente.
Il S.T., pertanto, rispetto alla specificità dei compiti attribuiti, ha obiettivi riferibili alle due macro aree di seguito indicate.
Obiettivi funzionali:

  • rendere operative e dare visibilità alle linee generali di indirizzo del Dipartimento Giustizia Minorile e della Direzione del Centro Giustizia Minorile;
  • raccogliere ed analizzare i flussi d’utenza locali al fine di individuare spazi d’intervento e contribuire alla definizione delle linee d’azione, di programmazione del Centro Giustizia Minorile;
  • promuovere, valorizzare, implementare l’integrazione con la rete dei Servizi e delle risorse pubbliche e private per azioni politico-amministrative e per progettualità operative interistituzionali;
  • sostenere, valorizzare, monitorare, verificare, le attività istituzionali dei Servizi Minorili dipendenti, migliorandone le potenzialità di osservatori privilegiati della realtà sociale circostante;
  • svolgere azioni di monitoraggio e valutazione di iniziative, collaborazioni e progetti, con l’obiettivo sia di ottimizzare le risorse, sia di attivare buone prassi di lavoro anche attraverso l’interconnessione tra i Servizi Minorili quale canale di scambio tra gli operatori che vi fanno parte;
  • favorire tavoli interistituzionali in una ottica di connessione con gli Enti Locali nei settori in cui ricadono le competenze istituzionali relative al mondo giovanile.

Tali obiettivi si ridefiniscono localmente all’interno delle politiche dei C.G.M.
Per quanto riguarda le azioni che valorizzano le strategie relazionali volte a modificare la cultura ed i comportamenti organizzativi, si sottolinea la centralità strategico-operativa del S.T. nel perseguimento degli obietti prefigurati nell’ambito della politica complessiva del C.G.M. e dei Servizi Minorili dipendenti.
In particolare, si individuano i seguenti Obiettivi strategici:

  • agevolare il pieno compimento dei principi e degli obiettivi indicati nelle circolari dei singoli Servizi, sostenendoli nel perseguimento delle politiche che la Direzione del C.G.M., di concerto con le Direzioni dei SS.MM. dipendenti, ha definito ed adottato affinché si realizzi un sistema globale e coerente di Giustizia Minorile;
  • promuovere atteggiamenti di responsabilizzazione che favoriscano una corretta gestione degli interventi istituzionali con la conseguente riduzione dei processi di delega;
  • favorire il passaggio da una cultura centrata su un ottica di lavoro per adempimenti a quella progettuale per processi. Ciò al fine di attivare le reti interne ed esterne e di orientare la verifica e la valutazione dei risultati raggiunti in base agli obiettivi individuati;
  • promuovere una logica di intervento che favorisca la partecipazione e la condivisione dei processi di attività ai diversi livelli implicati nell’azione;
  • costruire ed implementare una cultura dell’informazione e della trasparenza dei processi decisionali ed operativi;
  • attivare canali di comunicazione tra i Servizi Tecnici dei C.G.M. per l’esportabilità delle esperienze negli altri contesti al fine di ottimizzare le risorse ed i tempi lavorativi.

2. DIMENSIONE ORGANIZZATIVA

2.1 Modello organizzativo-operativo

Il modello del processo organizzativo-operativo del S.T. è articolato sulla base delle politiche distrettuali del C.G.M. costruite e realizzate d’intesa con le Direzioni dei SS.MM. dipendenti.
La dimensione organizzativa del S.T. è determinata da:

  • elementi strutturali esterni al Servizio, connessi al contesto territoriale di riferimento. Essi sono:
    • il numero e la tipologia dei SS.MM. dipendenti;
    • le Corti di Appello e le Sezioni di Corte di Appello cui fanno riferimento i SS.MM.;
    • la consistenza anagrafica degli Enti Locali nel territorio di competenza del C.G.M.;
    • la consistenza numerica e la tendenza qualitativa dei flussi d’utenza che gestiscono i SS.MM., mediamente calcolata negli ultimi cinque anni;
    • l’offerta della rete locale sia nella dimensione istituzionale, sia nella dimensione dell’associazionismo privato;
    • le politiche istituzionali della Magistratura minorile locale.
  • elementi congiunturali connessi ad aspetti interni al Servizio. Essi sono determinati:
    • dalla quantità delle risorse professionali esistenti;
    • dalle conoscenze, dalle esperienze, dalle capacità, dalle attitudini professionali espresse e dalle risorse umane esistenti;
    • dalle risorse finanziarie, strumentali e strutturali di cui dispone il Centro e i SS.MM. dipendenti.

Si configura centrale, pertanto, la flessibilità del Servizio nel rispondere ed adeguarsi ai frequenti ed inevitabili cambiamenti che potranno verificarsi su questi due versanti, con particolare riferimento ed attenzione:

  • al turn-over fisiologico del personale del Servizio;
  • alle modificazioni delle contingenze sociali ed amministrative degli interlocutori istituzionali esterni;
  • alla articolazione delle risorse offerte dal territorio e che vengono utilizzate nel mandato istituzionale proprio dei SS.MM.;
  • alle variazioni quantitative e/o qualitative dei flussi d’utenza e ai bisogni espressi dall’utenza.

Nella pianta organica del S.T. deve essere prevista la presenza di tutte le figure professionali specifiche delle aree tecniche impiegate nei Servizi dipendenti dall’Amministrazione. Ciò al fine di assicurare non solo la realizzazione di uno dei principi della Giustizia Minorile, connotato dall’operatività multidisciplinare che permette di costruire un “sapere condiviso”, ma anche per creare e garantire un sistema di supporto correlato al sistema dei Servizi Minorili.
E’ quindi di rilievo che i componenti del S.T. abbiano una esperienza professionale maturata nei Servizi Minorili o in altri contesti istituzionali di erogazione di servizi alle fasce sociali svantaggiate.
La possibilità che le competenze del S.T. siano caratterizzate da un adeguato grado di articolazione e di specificità potrà infatti incidere in maniera positiva sull’assolvimento del mandato sia in relazione alla funzione di staff al Direttore del Centro, sia in relazione alla funzione di supporto e consulenza ai SS.MM.
In un’ottica multidisciplinare, la valorizzazione e la convergenza delle specificità professionali all’interno del S.T. consente di concretizzare da un lato, il carattere di “sistema” cui devono essere improntati il C.G.M. e i SS.MM. dipendenti, dall’altro, di incrementare la qualità del contributo in termini di supporto e consulenza ai SS.MM.
Appare importante che l’azione di coordinamento del Servizio sia affidata all’operatore che abbia, oltre ad una esperienza professionale maturata nei SS.MM., anche una predisposizione allo sviluppo e alla gestione delle risorse umane.
La costruzione e il mantenimento di un clima produttivo, comunicativo e di reciproco scambio interprofessionale, necessario in un contesto di lavoro in team, appare tanto più importante in un Servizio, quale è quello Tecnico del C.G.M., che deve assolvere a delicati obiettivi istituzionali. Per incrementare il valore comunicativo e produttivo delle diverse competenze e saperi va sostenuta un’organizzazione che utilizza il gruppo quale metodo e strumento, sia nel lavoro interno al S.T. sia attraverso collaborazioni “tematiche”di gruppi di lavoro interservizi.

2.2. Gruppi di Lavoro Interservizi

L’esperienza dei C.G.M. ha confermato l’efficacia operativa di una metodologia centrata sui Gruppi di Lavoro Interservizi, per aree tematiche e per esigenze specifiche .
Tale metodologia può essere prevista:
per un periodo circoscritto, in base alle necessità determinate dal perseguimento degli obiettivi previsti dalla programmazione annuale;
in un periodo specifico e ripetuto negli anni, in base alle attività ordinarie del S.T.
Questa modalità organizzativa ed operativa vede il coinvolgimento e la partecipazione di operatori dei SS.MM. delegati dalle rispettive Direzioni, con un ruolo di coordinamento da parte dei singoli componenti il S.T.
E’ una metodologia che, da un lato, favorisce un approccio multidisciplinare nell’ambito dei vari settori di competenza della Giustizia Minorile; dall’altro, garantisce ai SS.MM. spazi decisionali sul terreno dell’operatività e della fattiva costruzione di risorse ed opportunità per i minori. Consente, inoltre, una maggiore circolazione di informazioni tra i vari SS.MM. e tra questi ed il C.G.M., incidendo in tal modo sulla dimensione di “sistema”.
Le azioni di coordinamento e di gestione dei Gruppi di Lavoro Interservizi sono finalizzate a sostenere una riflessività capace di produrre analisi, valutazioni, ipotesi, proposte operative innovative accanto a capacità di documentazione del lavoro svolto.
Il meccanismo di “co-costruzione” della progettualità, che in tal modo si realizza tra Centro e Servizi, è a garanzia di una risposta istituzionale, costruita dal locale “Sistema Giustizia” maggiormente aderente sia ai bisogni dell’utenza dei singoli territori, sia alle condizioni strutturali e congiunturali dei Servizi Minorili dipendenti.

2.3. Organizzazione per funzioni

La configurazione dell’organizzazione del S.T. risponde alla necessità, nell’ambito delle linee politiche locali di azione, di svolgere le due funzioni fondamentali di:

  • staff al Direttore del Centro;
  • servizio ai Servizi Minorili.

Tali funzioni, intrinsecamente connesse alle scelte gestionali del Direttore del Centro, sono espletate in un quadro di legittimazione che lo stesso Direttore garantisce al S.T. sia sul piano strategico che operativo. Esse vengono svolte in un’ottica di forte connessione ed interdipendenza, essendo ambedue determinate, rivolte e finalizzate al conseguimento degli obiettivi definiti nell’ambito delle politiche distrettuali del C.G.M.
Un aspetto su cui il S.T. dovrà far convergere maggiori risorse e sforzi operativi è l’azione di raccolta e diffusione di tutta quella gamma di progettualità nate sia all’interno del Centro, sia nei SS.MM. dipendenti. Tale attività si configura, infatti, come ulteriore valore aggiunto imperniato sull’azione propositiva derivante dall’analisi, dalla valutazione e dalla riflessione tecnico-operativa.

2.3.a) Funzione di staff al Direttore del Centro Giustizia Minorile

Il S.T. svolge funzioni di staff al Direttore del Centro, portando uno specifico contributo volto alla definizione, programmazione e realizzazione delle politiche di intervento locali.
La funzione di staff del Direttore del Centro si esplicita su un duplice livello: interno ed esterno.

  • Verso l’interno: la funzione di staff si concretizza attraverso l’azione di coordinamento dei gruppi di lavoro trasversali ai SS.MM. In particolare tale funzione si declina negli ambiti di azione sotto elencati:
    • Area adolescenti;
    • Area rapporti con la comunità territoriale;
    • Area progettualità;
    • Area programmazione annuale e verifica;
    • Area Studi, documentazione e ricerca;
    • Area rapporti con i mass-media.
  • Verso l’esterno: la funzione di staff si esplicita come azione di rappresentanza qualificata. In tale ottica il S.T. svolge attività aventi ad obiettivo la sensibilizzazione ed il coinvolgimento delle Istituzioni locali e delle realtà associative private presenti sul territorio di competenza istituzionale del Centro.

Le modalità di incontro/confronto tra il S.T. e il Direttore del Centro sono assicurate da riunioni svolte secondo le necessità e le condizioni di lavoro di ogni singolo C.G.M.

Interazione e modalità di collaborazione con gli altri due Servizi del Centro

Il S.T. stabilisce delle interconnessioni con il Servizio Amministrazione, Contabilità, Edilizia ed il Servizio Segreteria in relazione agli obiettivi prefissati e ai risultati che si intendono perseguire.
Pur essendo consolidata la comunicazione tra i Servizi del Centro appare significativo ribadire che:

  • la collaborazione con il Servizio Amministrazione, Contabilità, Edilizia è funzionale rispetto ai seguenti ambiti:
    • definizione della programmazione annuale: fondamentale strumento di definizione e progettazione delle politiche educative rivolte al minore in carico ai SS.MM.; essa necessita di una stretta connessione tra i due Servizi che, all’interno del C.G.M., esercitano le proprie competenze nell’ambito del settore socio-educativo da un lato e amministrativo-contabile dall’altro;
    • azioni di monitoraggio in itinere delle progettualità avviate;
    • azioni di verifica dei risultati raggiunti in base agli obiettivi prefissati dalla programmazione annuale;
    • azioni di monitoraggio qualitativo e quantitativo degli inserimenti in comunità dei minori; tale funzione richiede la convergenza di conoscenze, azioni, iniziative e responsabilità di pertinenza di ambedue i Servizi;
    • azioni congiunte nell’ambito dei progetti di edilizia avviati nel Distretto di competenza.
  • la collaborazione con il Servizio Segreteria assume rilevanza per:
    • promuovere criteri di snellimento di procedure burocratiche finalizzate a garantire e implementare un servizio di efficienza rispetto ad una rete comunicativo-istituzionale tra gli Uffici periferici e quelli dell’Amministrazione Centrale;
    • consulenza per una adeguata conoscenza degli obblighi e/o delle agevolazioni previste dal contratto di lavoro.

Orario di servizio

L’orario di servizio viene definito dall’Amministrazione Centrale, ai sensi del D.L. 30 marzo 2001, n. 165.
L’orario di lavoro degli operatori è oggetto di contrattazione decentrata e deve essere definito in relazione all’orario di servizio, tenendo conto dello svolgimento delle attività istituzionali ed interistituzionali.
Il controllo dell’orario è effettuato tramite sistemi di rilevazione automatizzata. I tempi del lavoro svolto fuori dalla sede del Centro saranno preventivamente autorizzati dal Direttore e documentati attraverso autocertificazione in base alle normative vigenti.
I risultati perseguiti attraverso l’attività esterna, continueranno ad essere, come da prassi consolidata, opportunamente relazionati.

2.3.b) Funzione di servizio ai Servizi Minorili

Il sistema Giustizia Minorile è centrato sulle azioni di promozione e di sostegno delle politiche sociali ed economiche finalizzate alla tutela ed alla responsabilizzazione degli adolescenti autori di reato sottoposti a provvedimento penale.
Le azioni di servizio ai SS.MM. hanno l’obiettivo di facilitare l’adozione di processi organizzativi ed operativi finalizzati:

  • a promuovere e garantire le politiche di sviluppo adottate nel documento di programmazione del Centro;
  • a sostenere azioni di risposta alle problematicità che via via possono proporsi.

Tale funzione si concretizza nelle macro-azioni di seguito descritte:

  • sostegno e verifica delle progettualità nate e sviluppate in interconnessione con i SS.MM.: questa attività è orientata alla verifica dei progetti e delle relative collaborazioni ed implica responsabilità nell’organizzazione e nella conduzione di gruppi di lavoro specifici;
  • rilevazione e risposta ai bisogni di informazione/formazione degli operatori dei SS.MM.
    tale attività consente di raccogliere elementi utili all’individuazione di proposte formative, in stretta connessione e collaborazione con l’Istituto Centrale di Formazione del Personale, attraverso la competente Direzione Generale del Personale e della Formazione.
    Si configura come fondamentale strumento di garanzia per il perseguimento degli obiettivi di lavoro sia sul piano istituzionale, sia in relazione agli specifici obiettivi del progetto di sistema;
  • risposta alle domande operative dei SS.MM.:
    è un’azione che tende a costruire risposte adeguate ed efficaci alle richieste degli operatori nell’ambito dell’attività istituzionale ordinaria, con particolare riferimento agli impegni che attengono i collocamenti in comunità e alle condizioni per la costruzione dei progetti socio-educativi.

Meritano attenzione gli adempimenti relativi alle aggregazioni o ai trasferimenti dei minori tra gli Istituti Penali per i Minorenni appartenenti allo stesso distretto di competenza del Centro.
In merito, il S.T. fornisce supporto agli Istituti coinvolti al fine di svolgere tali adempimenti nell’interesse del minore e del contesto operativo degli Istituti, facilitando la comunicazione tra gli Istituti Penali per i Minorenni con particolare riferimento alle fasi dell’accoglienza del ragazzo e della continuità del progetto educativo.

3. AREE DI ATTIVITÀ

3.1. Area adolescenti

Le funzioni di servizio ai Servizi Minorili e di staff al Direttore del Centro sono centrate su diversi livelli che, nella loro complementarità, si configurano come “azione totale di qualità” verso il minore/adolescente sottoposto a procedimento penale.
I contesti in cui si inscrivono le macro-azioni sono i seguenti:

Contesto della formazione scolastica

L’azione interessa in particolar modo l’area penale interna, con il forte coinvolgimento del personale degli Istituti Penali per i Minorenni (I.P.M.) del distretto. La massiccia presenza di minori stranieri negli I.P.M. induce ad articolare e differenziare l’offerta formativa al fine sia di favorire l’integrazione sociale e culturale dei ragazzi ospiti, sia di far emergere le capacità relazionali del singolo minore, in maniera tale da creare adeguate condizioni di comunicazione e di aggregazione sociale.
Il S.T. cura azioni di sensibilizzazione delle realtà scolastiche e degli Istituti di vario grado che accolgono gli utenti, coinvolgendo in tal modo gli operatori dell’area penale esterna.

Contesto delle risorse formative e lavorative

L’azione si inscrive in un settore in continua evoluzione che rappresenta una sfida permanente nel trattamento di minori e giovani adulti sottoposti a provvedimento penale.
Le modalità di realizzazione del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione ai sensi della L.53/2003 aprono un campo di opportunità di formazione/lavoro, di alternanza scuola/lavoro e di apprendistato che richiedono, da un lato, la sollecitazione alle istituzioni locali per rendere agibile tale diritto, dall’altro, la predisposizione da parte delle istituzioni scolastiche di progetti individualizzati in relazione alle competenze/capacità dei ragazzi e alle possibilità del mercato formativo e lavorativo.
Ciò nella consapevolezza che sempre più il mondo del lavoro è caratterizzato da una elevata complessità ed articolazione che determina una conseguente esigenza di valutare ed attivare azioni di orientamento alla persona rispetto ad una generale progettualità e definizione di obiettivi professionali.
Le azioni da porre in atto hanno l’obiettivo di dare propulsione a percorsi di superamento di una cultura assistenziale per rinforzare un’educazione alla ricerca e alla fruizione di risorse formative e/o lavorative, secondo un approccio pedagogico che vede il ragazzo protagonista consapevole delle possibilità e delle scelte.

Contesto della salute

L’azione è volta a promuovere e sostenere, in favore dei SS.MM. dipendenti, attività di pianificazione di interventi di prevenzione, diagnosi precoce e terapia delle specifiche problematiche in età adolescenziale anche, e soprattutto, attraverso politiche di collegamento con i Servizi Sanitari deputati e/o figure professionali ed enti privati competenti per la stipula di accordi e convenzioni.
Tale competenza garantisce azioni di profilassi generale verso il minore preso in carico dai SS.MM., e viene esercitata con particolare attenzione al disagio psicologico e/o conclamato disturbo psichiatrico, nei casi di abuso di sostanze stupefacenti e ove tali problematicità si presentino congiuntamente.
La promozione della salute include l’area psicologica e le azioni finalizzate al reperimento delle risorse territoriali, sia private che pubbliche, nel campo della cura del disagio psichico in età evolutiva, nonché la valutazione e il sostegno ai Servizi nella gestione dei casi.
Non di secondaria importanza è l’attività di rilevazione, monitoraggio e sostegno del Servizio psicologico nei Servizi del distretto di competenza, ponendo attenzione alla distribuzione delle risorse di personale di ruolo e in convenzione e alle eventuali esigenze e problematiche emergenti.
Le azioni del S.T. relative a quest’area si possono, in sintesi, ricondurre a:

  • attività di programmazione e verifica inerente modelli e metodologie di intervento psicologico nei servizi minorili del distretto anche attraverso, laddove possibile, un gruppo di lavoro trasversale;
  • promozione di attività di studio/ricerca inerenti la tutela della salute psichica dell’adolescente accolto nei Servizi Minorili del distretto;
  • partecipazione a tavoli di lavoro interistituzionali inerenti tematiche di tutela della salute specificamente in età evolutiva;
  • promozione di collaborazioni ed accordi con i Servizi Sanitari del territorio.

Contesto dei collocamenti in comunità

Uno degli aspetti predominanti l’azione del S.T. è quella riguardante la gestione dei collocamenti in comunità per l’esecuzione di misure cautelari per i ragazzi in uscita dal Centro di Prima Accoglienza (C.P.A.), per applicazione della “messa alla prova”, per l’esecuzione di misure sostitutive e/o alternative alla detenzione con inserimento in comunità. Questa attività richiede una forte connessione con il Servizio Amministrazione, Contabilità del Centro finalizzata, tra l’altro, al monitoraggio del capitolo di spesa dedicato.
Il S.T. svolge una costante ricerca e sensibilizzazione di nuove realtà comunitarie al fine di aumentare la gamma di possibilità di inserimento dei minori in carico ai Servizi della Giustizia Minorile. L’elevata e sempre crescente complessità del fenomeno della devianza minorile obbliga, infatti, a vagliare e modulare con attenzione l’inserimento dei ragazzi presso strutture che rispondano ai bisogni di crescita e di responsabilizzazione del minore.
Il S.T. verifica che l’impiego delle risorse finanziarie destinate alle comunità sia rispondente, in termini sia di efficacia che di efficienza, al servizio prestato, anche attraverso visite ed incontri con le stesse comunità.
Fondamentale è anche l’azione di sostegno tecnico-operativo, di valutazione e verifica che il S.T. costruisce con gli operatori e i responsabili della comunità sia in relazione all’andamento generale degli inserimenti effettuati, sia in relazione a specifici casi, su richiesta del Servizio Minorile competente.
Particolare attenzione verrà posta al collegamento con i Servizi per la Tossicodipendenza (Ser.T.) e i Centri di Salute Mentale per l’individuazione di idonee comunità atte ad accogliere i minori dell’area penale portatori di particolari problematicità. Nella fattispecie, si ribadisce l’opportunità di stipulare apposite convenzioni con i Servizi Sanitari regionali affinché vengano previsti impegni relativi al pagamento, totale o parziale, delle rette dell’utenza penale minorile da parte di detti Servizi, nel rispetto delle competenze del Servizio Sanitario Nazionale.

Contesto della giustizia riparativa

Risorse per le attività socialmente utili

L’azione è orientata a costruire contesti di giustizia dialogante attraverso impegni dei ragazzi in attività sociali gratuite, utili alla parte offesa e/o alla collettività che dall’evento reato è stata offesa. E’ un’azione che richiede, da un lato la ricerca e la strutturazione di domande da parte di realtà, enti, associazioni che possono fruire dell’impegno dei ragazzi; dall’altro la ricognizione delle capacità/competenze che i ragazzi, nelle singole situazioni, possono mettere in campo/offrire. E’ un’opportunità di giustizia riparativa, diretta o indiretta, agibile nel corso dell’intero processo e che può configurarsi anche come esito dell’accordo dell’attività di mediazione, con una ridefinizione della valenza educativa dello stesso processo penale minorile in termini di responsabilizzazione.
Il S.T. cura azioni di informazione, di sensibilizzazione e di reperimento di enti, associazioni e strutture, sia pubbliche che private, che possono essere coinvolte per tali finalità.

Attività di mediazione penale

Le attività di mediazione e conciliazione penale rappresentano, tra le progettualità sperimentali, un importante ambito di confronto e scambio tra più soggetti istituzionali.
La responsabilizzazione del minore è uno degli obiettivi del Processo Penale minorile e la mediazione costituisce uno degli strumenti possibili per favorire un processo di consapevolizzazione del minore autore di reato e per l’assunzione di comportamenti congruenti con tali premesse.
La mediazione permette di avviare o riavviare un percorso di comunicazione tra vittima ed autore di reato e quindi è contesto in cui, prescindendo dal giudizio penale, si può avviare un vero e proprio progetto di riparazione delle conseguenze del reato producendo una diretta valenza restitutiva per la vittima ed educativa per l’autore del reato.
La gestione di un intervento che coinvolge implicitamente il settore penale con quello sociale pone l’esigenza di un raccordo interistituzionale tra i diversi soggetti che sono chiamati ad una competenza specifica e diretta, quindi la Magistratura Minorile, le Regioni, i Comuni, i Centri per la Giustizia Minorile.
Nella mediazione il ruolo degli Enti locali e territoriali è centrale e trova ulteriore conferma nell’attuale modello di decentramento amministrativo. Inoltre, l’esigenza di dare risposte diversificate al conflitto penale, alla vittima e all’autore del reato è un ulteriore motivo per attivare quelle sinergie operative già collaudate nella gestione di attività destinate all’utenza penale minorile rispetto alla quale l’intervento di mediazione penale risulta certamente uno dei percorsi più impegnativi in termini di qualità dell’intervento.
Sul piano organizzativo il S.T. privilegerà la costruzione di intese formali, protocolli o accordi di programma tra C.G.M., Regione e Comuni interessati con cui sono stati disciplinati gli impegni di ciascun Ente consentendo un partecipazione attiva nella gestione operativa della sperimentazione.

Contesto della continuità trattamentale - giovani adulti

Per quel che concerne il delicato problema della continuità trattamentale dei giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali, si dovrà far riferimento alla Circolare elaborata da questo Dipartimento di concerto con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. In tale prospettiva, è importante pervenire, nell’ambito delle iniziative con il Settore Adulti, alla sottoscrizione negli specifici contesti territoriali di Accordi e/o Protocolli operativi che definiscano le attività di raccordo/collaborazione tra Servizi sia per quanto attiene il contesto penitenziario che l’area penale esterna.

Area dell’utenza di particolare problematicità

In relazione alle aree sopra analizzate occorre evidenziare quelle fasce d’utenza che si caratterizzano per un grado di problematicità più elevato e che si ricollocano trasversalmente nelle aree sopra menzionate.
Rispetto a tali tipologie d’utenza, nel rispetto delle diversità territoriali, il S.T. dovrà porre particolare attenzione all’utenza con disagio psicologico e/o conclamato disturbo psichiatrico, ai casi di abuso di sostanze stupefacenti e ove tali problematicità si presentino congiuntamente ai casi di cosiddetta “doppia diagnosi”.
Per quanto attiene i sex offenders, considerato che spesso sono soggetti portatori di gravi problematiche, dovranno essere attivati specifici progetti socio-terapeutici mirati al trattamento di tale particolare fascia d’utenza.
Anche nell’ambito della tutela dei minorenni vittime di reati di violenza sessuale il S.T. dovrà svolgere un ruolo di sostegno e di stimolo nei confronti dei SS.MM., attraverso la compartecipazione con i diversi soggetti istituzionali e non, per l’avvio di iniziative mirate alla realizzazione di un sistema di interventi integrati.
La oramai consolidata presenza di minori stranieri, anche di cultura rom, presi in carico dai SS.MM. dipendenti, esige la realizzazione di azioni finalizzate all’implementazione di risorse, anche finanziarie, e di strategie di collegamento con i Servizi e le strutture, sia pubbliche che private, competenti sulla materia.
Il fenomeno dell’immigrazione che, come è noto, comporta difficoltà di ordine organizzativo e trattamentale, impone infatti di attivare iniziative con le Regioni e gli Enti Locali mirate a superare le difficoltà di accesso ai diritti e ai benefici previsti dall’Ordinamento Penitenziario e dalla normativa minorile da parte di questa tipologia di utenza.
Particolare attenzione dovrà essere infatti rivolta ai minori stranieri non accompagnati in forte incremento per i quali è indispensabile definire politiche integrate di intervento, di cura e di tutela con la definizione di accordi tra Magistratura Minorile, la Questura, la Prefettura, gli Enti Locali, i Consolati, il mondo del volontariato, il terzo settore.
Anche la questione femminile, in particolare delle ragazze e giovani donne in gravidanza o con bambini sottoposte a provvedimento penale, in special modo di natura detentiva, obbliga il S.T. e i SS.MM. dipendenti a porre attenzione sulla necessità di avviare iniziative interistituzionali finalizzate ad assicurare loro pari opportunità di trattamento e ascolto rispetto a bisogni specifici.

3.2. Area rapporti con la comunità territoriale

Collegamenti con l’Autorità Giudiziaria minorile

Il mandato connesso all’esecuzione dei provvedimenti giudiziari definisce il contesto di comunicazione e di rapporto con l’Autorità Giudiziaria Minorile dei diversi distretti di Corte d’Appello e apre la possibilità di strutturare forme e modalità di collaborazione nel rispetto delle reciproche funzioni e competenze.
In virtù di specifiche tematiche che incrociano le richieste dell’Autorità Giudiziaria e le risposte/azioni dei Servizi Minorili, la comunicazione è da implementare su un duplice livello:

  • sviluppo di un approfondimento/confronto dei SS.MM. sulle proprie politiche di intervento;
  • confronto sulle questioni nodali e critiche degli interventi in attuazione dei provvedimenti penali.

L’obiettivo prioritario è quello di costruire canali di riconoscimento e condivisione dei paradigmi socio-psico-educativi di riferimento dei SS.MM. all’interno di modelli di lettura del disagio minorile che tengano conto dell’evoluzione dei fenomeni e delle stesse pratiche d’intervento. Risulta pertanto fondamentale sia una riflessione interna ai Servizi sugli orientamenti e le azioni di politica di giustizia minorile negli specifici contesti, sia l’individuazione delle condizioni per una relazione sistematica con la Magistratura che permetta di costruire una comunicazione efficace, capace di significare e connettere le risposte giudiziarie e operative.
A tal fine la Magistratura minorile va coinvolta anche nella presentazione delle iniziative, soprattutto quelle di maggiore valenza, anche con la partecipazione ad incontri, convegni e manifestazioni organizzate dalla Direzione del C.G.M.
Non di minore importanza è la possibilità che le collaborazioni e le intese con la Magistratura Minorile siano strategiche e di supporto al consolidamento di rapporti con gli Enti Locali.
Anche le rilevazioni statistiche prodotte dal S.T. costituiscono un elemento conoscitivo centrale nelle politiche di raccordo con la Magistratura stessa, al fine di conformare le risposte istituzionali ai bisogni dell’adolescente che entra nel circuito penale.

Collegamenti interistituzionali: cura dei rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Volontariato - Protocolli d’Intesa e accordi operativi

Il Servizio Tecnico propone, realizza e sostiene percorsi centrati sulle azioni di collaborazione con le Istituzioni pubbliche e private che nel territorio a diverso titolo si occupano di adolescenti al fine di promuovere accordi e protocolli operativi in favore dell’utenza penale minorile di competenza distrettuale.
Attraverso le relazioni istituzionali, il Servizio Tecnico tiene aperte le collaborazioni con le Regioni, gli Enti Locali, le Associazioni di Volontariato e del terzo settore, portando alla loro attenzione le tematiche della giustizia minorile anche al fine di prevedere attività di programmazioni integrate a livello territoriale nello specifico settore e rappresenta il Centro nelle sedi di progettazione e confronto delle singole iniziative.
La rappresentazione, nelle diverse sedi, delle problematiche dell’utenza minorile, la partecipazione alle programmazioni di piano e di settore, l’intervento ai tavoli delle progettazioni sociali di zona, costituiscono le azioni che consentono di mantenere viva l’attenzione sulle problematiche minorili.
Il S.T. coadiuva il Direttore del Centro nelle attività finalizzate alla promozione di accordi e protocolli operativi con le Istituzioni pubbliche, il privato sociale, l’associazionismo e il volontariato.
Nel quadro delle politiche sociali, particolare attenzione dovrà essere rivolta all’obbligo formativo “Diritto-dovere a studio, formazione e lavoro per i giovani da 14 a 18 anni” (art. 68, Legge n. 144 del 17.05.99 e L. 28.03.2003), attraverso il collegamento e l’interazione con i competenti Assessorati regionali e degli Enti Locali per le progettualità, le attività e le prestazioni rivolte sia all’utenza interna che esterna e all’inserimento socio lavorativo. Così come per tutto ciò che concerne il settore della salute, dell’educazione alla legalità, delle attività sportive, della famiglia e dell’immigrazione.
Anche il mondo del volontariato dovrà trovare spazio nelle attività del S.T. finalizzate alla definizione di accordi e collaborazioni, essendo questo una importante risorsa nell’organizzazione del Sistema Giustizia Minorile.

3.3. Area progettualità

Nel quadro delle collaborazioni interistituzionali il Servizio Tecnico è impegnato nella ricerca e costruzione di accordi per la realizzazione di progetti locali anche attraverso opportunità offerte dai fondi europei, nazionali e regionali.
E’ parte attiva nelle azioni di pianificazione, promozione e monitoraggio delle iniziative progettuali attivate a più livelli anche attraverso l’interconnessione con quelle proposte a livello nazionale dal Dipartimento Giustizia Minorile.
L’impegno del S.T. è quello di rappresentare le esigenze dell’utenza e individuare spazi di collaborazione tra i Servizi della Giustizia Minorile, i servizi territoriali e il privato sociale. Ciò  richiede una conoscenza approfondita dei fenomeni dell’utenza minorile nelle diverse realtà territoriali. In tale ottica è richiesto al S.T. una impostazione metodologica che permetta per ciascun Distretto di leggere “cosa è stato fatto”, “cosa esiste”, “di che cosa c’è bisogno” nei diversi territori per significare adeguatamente e compiutamente il mandato istituzionale.
La progettualità si pone quindi come un processo che si costruisce e si alimenta con la raccolta dei contributi dei Servizi Minorili.Questa impostazione sottende ad una logica di sistema nelle iniziative progettuali e la messa a sistema delle varie progettazioni costituisce l’aspetto strategico dell’azione del Servizio Tecnico, che supporta la funzione di coordinamento del Direttore del Centro.
L’attività svolta nell’ambito della progettazione può essere distinta in base alle diverse procedure di lavoro che vengono determinate dalla provenienza e dalla natura del finanziamento.

Progetti locali finanziati con fondi della Comunità Europea

Per i progetti promossi ed attivati direttamente dal C.G.M., il S.T. svolge primariamente un ruolo di raccordo degli enti esterni sia pubblici che del privato sociale per l’elaborazione congiunta del progetto e successivamente, qualora il progetto venga finanziato, partecipa a tutte quelle attività ritenute significative dal punto di vista istituzionale.
 La partecipazione del S.T. viene assicurata per tutti i progetti ad iniziativa di altri enti, per i quali il C.G.M. aderisce in qualità di partner; invece per i progetti che riguardano i Servizi Minorili, il Servizio Tecnico svolge una valutazione in vista delle autorizzazioni al partenariato e successivamente svolge l’attività di monitoraggio delle eventuali iniziative finanziate.

Progetti locali finanziati da specifiche normative nazionali e regionali

Per implementare questo tipo di progetti il Servizio Tecnico svolge prevalentemente un ruolo di promozione, raccordo, di collegamento, con i servizi minorili coinvolti, gli enti attuatori del privato sociale e l’Amministrazione Centrale.
Il D.P.R.309/90 e le leggi 216/91, 285/97 hanno costruito le condizioni e dato impulso ad un’azione di collaborazione progettuale dei Centri con le Istituzioni pubbliche e private che nel territorio, a diverso titolo , si occupano di adolescenti. La L.328/00 ha consolidato un orientamento che dà valore ad un sistema dove soggetti diversi promuovono e realizzano azioni in sinergia, all’interno di un quadro di priorità programmate e concordate.
In questo quadro il S.T. costruisce, consolida e implementa la rete dei rapporti interistituzionali con l’obiettivo di realizzare progettualità capaci di integrare nel sistema di offerta agli adolescenti anche i minori che entrano nel circuito penale.

3.4. Area programmazione annuale e verifica

3.4.a) Programmazione generale

La programmazione annuale e la verifica sono centrali nell’attività del Centro e, in particolare, del S.T.  Presuppone il coinvolgimento dei SS.MM. del Distretto con i quali il contatto e il confronto deve essere continuo e finalizzato alla definizione delle strategie operative che il Sistema Giustizia locale decide di intraprendere.
La programmazione dovrà garantire:

  • la definizione dei progetti e delle attività in linea con gli obiettivi generali dell’Amministrazione;
  • una ripartizione adeguata delle risorse finanziarie da utilizzare nei Servizi Minorili, in base ai bisogni rappresentati dall’utenza servita.

La definizione delle strategie operative di intervento non può comunque prescindere dal coinvolgimento degli Enti Locali, pubblici e privati che, sempre più, si configurano come interlocutori privilegiati in un contesto di pianificazione delle politiche di responsabilizzazione e recupero degli adolescenti autori di reato.
Il coinvolgimento delle realtà territoriali, istituzionali e non, rende possibile, infatti, il recupero e la “restituzione” del soggetto a quel contesto sociale all’interno del quale si è consumata la rottura del patto di convivenza. Proprio all’interno di quella collettività si devono realizzare idonee politiche di reinserimento sociale e di recupero delle relazioni familiari, al fine di consentire all’adolescente di realizzare appieno la propria cittadinanza attiva e di affermarsi come soggetto titolare di diritti.

3.4.b) Elaborazione del documento di programmazione

L’autonomia decisionale ed operativa del Centro e dei SS.MM. dipendenti non può prescindere da una elaborazione partecipata dei documenti di Programmazione e di Verifica. In tal senso, è centrale il lavoro del S.T. che organizza il piano di lavoro secondo lo schema di seguito riportato:
analisi dei bisogni, individuazione delle priorità, definizione degli obiettivi locali rispetto alle linee-guida emanate dal D.G.M.;
definizione preliminare tra il Direttore e gli altri Servizi del Centro per l’individuazione e la condivisione delle linee operative da inoltrare ai singoli Servizi Minorili dipendenti;
esame e valutazione delle proposta di programmazione, dei progetti e delle attività dei singoli Servizi, con verifica di quelle svolte nell’anno precedente ed analisi delle spese sostenute;
riunione collegiale con le Direzioni dei SS.MM.;
individuazione dei progetti e delle attività coerenti con le linee direttive e con le risorse a disposizione;
definizione e stesura del documento di Programmazione.

3.4.c) Elaborazione del documento di verifica della programmazione

Le verifiche periodiche e conclusive si pongono l’obiettivo di razionalizzare le risorse in un’ottica di sistema, rendendo efficaci le progettualità in atto.
Anche in queste fasi il ruolo del S.T. è centrale nel garantire le necessarie azioni di coordinamento delle attività di monitoraggio e di verifica del lavoro svolto dai SS.MM. del Distretto con particolare riferimento ai risultati raggiunti in relazione agli obiettivi predefiniti. Ciò al fine di valutare l’efficacia e l’efficienza delle attività e delle azioni realizzate dall’intero sistema della G.M. nel Distretto di competenza e in linea con gli obiettivi prefissati dal documento di Programmazione tecnico-operativo definito a livello centrale.
Una corretta Verifica della Programmazione consentirà all’intero Sistema dei Servizi del Distretto di rimodulare e reindirizzare le diverse progettualità secondo un principio di rispondenza delle risorse e di attualizzazione rispetto ai bisogni dell’utenza.
Un feed back con gli Uffici Centrali dell’Amministrazione consentirà a questa di rimodulare le politiche nazionali rispetti alle emergenze e ai bisogni rilevati.
Dal punto di vista metodologico, le fasi di lavoro del S.T. si esplicano attraverso il piano di seguito riportato:

  • raccolta ed analisi della documentazione prodotta dai Servizi in ordine al monitoraggio effettuato nell’ambito dei progetti e delle attività avviati;
  • riunioni collegiali tra Direttore del Centro, Direzioni dei SS.MM. e S.T.;
  • predisposizione del documento finale di Verifica della Programmazione.

3.5 Area Studi, documentazione, ricerca

3.5.a) Documentazione e dati statistici

L’attività di studio, ricerca, di raccolta di documentazione, di dati statistici costituiscono una importante base informativa per attuare la programmazione e coordinare le attività proprie del Servizio Tecnico; questa attività è curata attraverso l’utilizzo di banche dati che fungono da supporto per le attività relative alla gestione dei flussi dei minori che transitano nelle strutture minorili.
La realizzazione del sistema informativo della Giustizia Minorile consentirà sia la creazione della banca dati delle adozioni, sia l’informatizzazione del fascicolo inerente il minore in carico ai Servizi Minorili della Giustizia.
Il S.T. assicura la circolazione delle informazioni e della documentazione a disposizione,  cura le attività di analisi dei dati e della ricerca attivando gruppi di lavoro composti da operatori dei servizi minorili con la finalità di monitorare il fenomeno della devianza a livello locale e registrarne caratteristiche e flussi.
Tale attività trova la sua collocazione sia nell’ambito della programmazione che nelle progettazioni che richiedono la conoscenza del fenomeno della devianza giovanile. Ciò consente al Servizio Tecnico, nel suo ruolo di staff del Direttore del Centro e su input della stessa, di elaborare adeguate analisi e valutazioni, di operare delle scelte e di individuare degli obiettivi che rispondano alle necessità effettive che emergono dal contesto di riferimento.
L’analisi e lo studio rappresentano un strumento indispensabile per la mappatura del territorio, dei bisogni ed per effettuare monitoraggi di area. Gli elementi di conoscenza  dei fenomeni sociali che sono importanti ai fini operativi, costituiscono un patrimonio utile a valutare in modo critico la realtà nella quale si opera  e sono finalizzati al processo decisionale e d’intervento.
All’interno del Servizio Tecnico si colloca il ruolo del referente per la statistica il cui compito è quello di fungere da snodo informativo, per quanto concerne la raccolta  ed elaborazione dei dati,
tra i Servizi periferici e il D.G.M.. Assume un’importante ruolo di supporto per la programmazione e la verifica degli interventi attuati dai Servizi Minorili oltre che a costituire una base di partenza per l’avvio di ricerche specifiche su fenomeni emergenti nonché sui trend di sviluppo degli stessi
Il referente dovrebbe avere una duplice funzione:

  • rappresentare il punto di riferimento e di collegamento in ordine alle proposte del D.G.M. e il territorio su cui è competente il C.G.M.;
  • elaborare dati e statistiche sia per uso di attività interna al C.G.M. che per eventuali richieste esterne.

3.5.b) Collaborazione con le Università, le agenzie formative esterne all’Amministrazione della Giustizia e con gli Istituti di ricerca pubblici e privati

Il Servizio Tecnico sviluppa  e cura i rapporti di collaborazione con le Università, le Agenzie formative esterne e con gli Istituti di ricerca pubblici e privati, per la costruzione di un sapere condiviso.
In particolare, cura con le Università l’elaborazione di protocolli d’intesa per la realizzazione di tirocini pre o post laurea nell’ambito dei Servizi Minorili, con i quali verifica, sin dalla fase di avvio dell’attività, la possibilità di conciliare le esigenze operative con quelle didattiche.
Il referente per la ricerca funge da snodo informativo e di collaborazione tra il D.G.M., il C.G.M.  e i Servizi minorili dipendenti per quanto concerne la raccolta dati, l’elaborazione e la diffusione di documentazione. Nell’ottica dello sviluppo del settore, il referente per la ricerca rappresenta una risorsa attraverso cui potenziare il flusso conoscitivo e comunicativo tra i Servizi, socializzare le esperienze operative più significative, far emergere scientificamente la realtà operativa accrescendo altresì la funzione di raccordo tra i Servizi afferenti al C.G.M. ed il Dipartimento stesso.
Il lavoro del referente si sviluppa su due dimensioni: collaborazione con il livello centrale  e azioni a livello locale.

3.6. Area rapporti con i mass-media, nuovi fenomeni adolescenziali e tutela della privacy dell’utente

L’evoluzione tecnologica e la sempre crescente predominanza della comunicazione mass-mediatica impegna il S.T. nell’individuazione di modalità di supporto al Direttore del Centro verso una adeguata gestione del rapporto con i mass-media.
Tali modalità devono prevedere la possibilità di accedere in tempo reale ad informazioni basilari quali quelle che si rilevano dalle elaborazioni statistiche, dai SS.MM. in relazione ai casi che dovessero attirare l’interesse dell’opinione pubblica, etc.
Dovrà essere inoltre posta attenzione ai fenomeni, nuovi o già conosciuti, che ciclicamente assumono una posizione rilevante nell’attività dei mezzi di comunicazione.
L’influenza dei mass-media e l’allarmismo che induce nell’opinione pubblica rischia, infatti, di generare spinte repressive anziché sostenere e spingere verso iniziative volte alla diffusione di azioni di “educazione alla legalità”.
Tutti gli episodi che hanno come protagonisti adolescenti, sia in veste di autori, sia di vittime di variegate forme di violenza, hanno un riverbero mass-mediatico che ripropone in primo piano la necessità di affrontare il delicato problema della distanza tra mondo adolescenziale, pregno di istanze di crescita e di autonomia, e mondo degli adulti, sempre più in difficoltà nel riconoscere ed accogliere tali istanze.
Le agenzie, sia pubbliche che private, deputate, insieme alla famiglia, all’educazione degli adolescenti sono chiamati a dare una risposta adeguata ed efficace sia rispetto al bisogno di sicurezza dei cittadini, sia al bisogno di fronteggiare un nodo cruciale nel percorso di crescita della società civile italiana.
L’obiettivo dovrà essere, pertanto, quello di contrastare gli effetti allarmistici che le modalità comunicative mass-mediatiche innescano ed amplificano, incrementando un improprio sistema di informazioni.
Il S.T. è di supporto al Direttore nella promozione di tavoli interistituzionali per un confronto finalizzato a definire progettualità che da un lato, riducano l’allarmismo che ciclicamente viene rappresentato, dall’altro, sostengano la costruzioni di collaborazioni interistituzionali utili nei percorsi di reinserimento socio-educativi elaborati in favore dei minori e dei giovani adulti.
Va  ricordata la necessità di attenersi alle disposizioni vigenti in materia di tutela dei dati personali e alle eventuali modificazioni che potranno seguire.

4. ATTUAZIONE LINEE-GUIDA

Il presente modello dovrà trovare applicazione all’interno dei Centri per la Giustizia Minorile.
L’intento è quello di avviare un processo di condivisione di obiettivi, organizzazione e metodologia di lavoro all’interno dei Servizi Tecnici, che nell’ambito del Sistema Giustizia Minorile occupano un ruolo ed uno spazio in cui convergono competenze che incidono su quelle degli altri Servizi della Giustizia Minorile.
I Direttori dei C.G.M. avranno pertanto cura di predisporre tutte le iniziative atte a garantire adeguate condizioni di attuazione del presente modello, anche e soprattutto nel contesto di connessione politico-operativa con i SS.MM. dipendenti.
Ciò dovrà avvenire anche e soprattutto in considerazione e nel rispetto delle diverse realtà determinate dai contesti territoriali.

Il Capo Dipartimento
Rosario Priore